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Cultura

“Il teatro certamente”: In viaggio nella memoria di Camilleri

di Elisa Petrillo -





Giuseppe Di Pasquale, rinomato regista e drammaturgo, ha da poco regalato al mondo della letteratura e del teatro un’opera che si distingue per profondità e intimità: “Il teatro certamente”. Questo libro, frutto dei suoi dialoghi con il Maestro Andrea Camilleri, di cui è stato allievo prediletto e amico, trascende il semplice racconto autobiografico per divenire un viaggio nella memoria, un’esplorazione del significato più profondo di essere artefici e interpreti del proprio percorso nel mondo, con una leggerezza che solo la vera comprensione può conferire. La presentazione del volume, edito Sellerio, ospitata dalla libreria Feltrinelli di Catania, ha visto la partecipazione del giornalista-avvocato Marco Pitrella, che ha condotto una chiacchierata sull’opera. Come nasce l’idea di questo libro e cosa ti ha spinto a condividerlo con il mondo? “Il teatro certamente” è nato dalla necessità di dare voce a un rapporto che ha marcato profondamente la mia vita e la mia carriera. Andrea Camilleri non è stato solo un maestro nel senso accademico, è stato un faro, un punto di riferimento umano e professionale. Questo libro è il tentativo di cristallizzare le nostre conversazioni, i nostri scambi, in modo che possano ispirare anche altri a cercare la propria via nel mondo dell’arte e della letteratura con la stessa passione e curiosità che Andrea ha sempre condiviso con me. Il tuo primo incontro con Camilleri è stato decisivo. Puoi raccontarci di quell’esperienza? “Ricordo vividamente quel giorno all’Accademia nazionale d’arte drammatica nell’85’. Dopo ore di esame, Camilleri, che aveva osservato in silenzio, mi ha messo alla prova con una domanda inaspettata: “lei ha parlato del libro di linguistica generale di Saussure, cosa dice nella nota 242 dell’appendice”, per mia fortuna mi ricordai qualcosa. Più avanti negli anni gli dissi: “ti ricordi di questa domanda carogna?”, lui mi rispose: “sì, le faccio sempre queste domande per vedere come ve la potreste cavare, se tu mi avessi detto che questa nota non c’era nel libro, andava comunque bene”. Camilleri aiutava gli allievi a individuare il proprio percorso, era un vero e proprio “maestro”. Quel momento ha segnato l’inizio di un cammino comune fatto di sfide intellettuali e crescita personale. Era la sua maniera di insegnare: stimolare la curiosità e l’ingegno, piuttosto che affidarsi a nozioni preconfezionate”. Come descriveresti le lezioni di regia tenute da Camilleri? “Le lezioni di Andrea erano tutto fuorché ordinarie. Spesso iniziavano al bar, con lui che condivideva i suoi sogni. Era il suo modo unico di insegnare: narrare per esempio, mostrando che ogni storia, ogni sogno, può diventare teatro. Erano tre allievi selezionati su ottanta, le lezioni cominciavano alle 8.30 del mattino e lui arrivava alle 9.30 -10.00. Questo approccio ha profondamente influenzato il mio modo di vedere e fare arte, insegnandomi che la regia è, in fondo, la capacità di raccontare al pubblico un sogno, una storia inventata”. Il rapporto con Camilleri come è evoluto nel tempo, specialmente dopo la sua notorietà? “La notorietà di Andrea non ha mai intaccato la nostra relazione. Se qualcosa, ha solo arricchito il nostro scambio, mantenendo quella genuinità che ha sempre caratterizzato il nostro rapporto. Andrea è rimasto la stessa persona integra e profonda che ho conosciuto all’Accademia, e questo libro vuole essere un tributo a quella costanza, a quel dialogo aperto e sincero che abbiamo sempre mantenuto”. Qual è il messaggio principale che vuoi trasmettere attraverso “Il teatro certamente”? “Il messaggio che spero di trasmettere è l’importanza del dialogo tra maestro e allievo, tra arte e vita. Andrea Camilleri ha lasciato un segno indelebile non solo nella letteratura e nel teatro ma anche nelle persone che ha incontrato. Questo libro è un omaggio a quella traccia luminosa, a quella capacità unica di ispirare e guidare, che continua a vivere nelle opere e nei cuori di chi ha avuto la fortuna di conoscerlo e apprezzarlo. Oggi si sente la sua mancanza umana perché aveva la capacità di guardare il mondo con degli occhi acuti e semplici allo stesso modo e poi quello che ci manca è la sua visione su difetti di questa nostra terra, non puntava mai il dito ma con la sua ironia ci faceva capire dov’era l’errore. Oggi il teatro viaggia e cerca nuove forme di linguaggio che non sempre sono coerenti con un racconto della realtà come dovrebbe essere ma c’ è da rilevare positivamente l’atteggiamento della ricerca. Andrea Camilleri quando iniziò a fare teatro negli anni 50 fu un grande innovatore, lui teatrante lo è stato, ma il teatro era una casa che abitava bene, ma nel suo cuore c’era la scrittura”. L’allievo e amico con il suo maestro e confidente ebbero inoltre una lunga e proficua collaborazione professionale, hanno scritto per il teatro diverse opere fra cui “La concessione del telefono”, Troppu trafficu ppi nenti” da Shakespeare, “La signora Leuca” e “Il birraio di Preston”.
“Il teatro certamente” si rivela quindi non solo come un tributo a uno dei grandi maestri della letteratura italiana, ma anche come una fonte di ispirazione per chi cerca nel teatro e nell’arte non solo una professione, ma una forma di espressione profondamente umana e personale.