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Attualità

Il ricordo di Ciaccio Montalto “Uomo giusto in una terra ingiusta”

di Salvatore Cannata -





Giangiacomo Ciaccio Montalto, fu il magistrato che per primo indagò i misteri della mafia trapanese, pagando non solo con la vita la notte tra il 24 e il 25 febbraio 1983, ucciso a soli 41 anni, ma anche con l’indifferenza generale che ne seguì. Fra due giorni, il 25 gennaio, a Valderice, in provincia di Trapani, nel quarantunesimo anniversario della sua, parte la campagna ‘Un Giusto in una terra ingiusta’.
E’ un’iniziativa promossa dall’associazione forense ‘Ala – Avvocati e società civile, autorevolezza e legalità, studiata nel corso dell’ultimo anno insieme alla famiglia del giudice, per mantenere viva la memoria di uno dei protagonisti del novecento italiano, uno dei più grandi promotori dell’innovazione e della ricerca nel settore della giustizia ed uno dei più strenui avversari della mafia.

Ciaccio Montalto fu tra i primi magistrati siciliani a cadere sotto i colpi della ferocia mafiosa del clan dei Corleonesi. Schivo e intelligente, colto e coraggioso, operò a Trapani, tra colleghi abulici e opachi, adottando un metodo che in seguito esiziale per la mafia: la cooperazione nella lotta prima che nascessero i pool. Alla fine degli anni ’70, il giudice Ciaccio Montalto avviò un’inchiesta su uno dei clan mafiosi più attivi della sua zona ma lo lasciarono da solo nelle indagini e venne accerchiato dalle minacce. Sino alla notte tra il 24 e il 25 gennaio 1983, quando a soli 41 anni, venne freddato da un commando di tre sicari davanti alla sua casa a Valderice.
Un ‘Giusto in una terra ingiusta’ si apre dopodomani alle 10. Sul luogo dell’eccidio, il comune di Valderice e l’associazione Ala deporranno una corona di fiori. Poi, nell’aula consiliare intitolata a Ciaccio Montalto, gli studenti delle scuole della città dialogheranno con magistrati, amici del giudice e membri di Ala sulla vita di un servitore dello Stato lasciato solo, sulla criminalità organizzata e sui valori di legalità e di giustizia. “Aveva 41 anni quando ci ha lasciato; praticamente ancora un ragazzo con una vita piena, un cuore grande, con un gran bisogno di dare e ricevere affetto”.

Lo ricorda così Marene Ciaccio Montalto, la figlia. “Era un padre amorevole, un compagno di giochi, una presenza certa, intransigente e rigorosa per l’educazione e lo studio e ci ha trasmesso un senso profondo del dovere, quello che non lo ha fatto arretrare di fronte a nulla; quello che ha messo sempre prima di sé e degli affetti.
Non e’ stato facile per noi ricominciare una nuova vita, in una terra estranea, con il terrore costante di perdere, ancora bambine, anche la mamma. Papà mi è mancato nella quotidianità così come in tutti i traguardi raggiunti, ma è presenza costante.
Non dimenticherò mai il suo sorriso e il suo sguardo limpido; e spero che il suo nome ed il suo sacrificio non vengano dimenticati”.
La campagna proseguirà nei prossimi mesi con una attività intensa di informazione e formazione che l’associazione svolgerà anche nelle scuole di Palermo e provincia. Nel ricordo di un magistrato, di un vero uomo contro la mafia, di un giudice che seppe combatterla e che proprio per questo e con la connivenza silente di uno Stato assente, ha perso la vittima, vittima di un atroce agguato che, dopo 41 anni, non va dimenticato per portarne avanti la memoria e dare un significato a quell’assurdo sacrificio di un vero Servitore dello Stato.