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Il Patto Schifani-Lombardo ridisegna gli equilibri siciliani

di Enzo Scarso -





Dopo settimane di contatti sotterranei, il Presidente della Regione Renato Schifani e Raffaele Lombardo si sono ritrovati e, con una stretta di mano, hanno sancito un accordo che riporta il Movimento per l’Autonomia dentro l’orbita di Forza Italia.

Il patto prevede che la base lombardiana confluisca formalmente nel partito fondato da Silvio Berlusconi, con tanto di tessere azzurre. Un passaggio che, al congresso regionale del 2026, potrebbe rivelarsi decisivo: se gli autonomisti sosterranno il segretario uscente Marcello Caruso, il fronte Schifani avrebbe numeri tali da blindarne la rielezione contro l’area alternativa guidata dall’eurodeputato Marco Falcone.

Ma la stretta di mano non ha solo un valore congressuale. Lombardo, infatti, ottiene in tempi brevissimi un risultato tangibile: la presidenza dell’Azienda siciliana trasporti per Luigi Genovese. Un segnale forte, che rimette in carreggiata gli accordi rimasti congelati nei mesi estivi e riafferma il peso del leader autonomista nella partita delle nomine regionali.

Sul fronte governativo, Schifani può guardare all’autunno con maggiore tranquillità. La scorsa finanziaria ha mostrato tutte le fragilità della sua maggioranza.

L’asse con Lombardo gli consente di affrontare la nuova sessione parlamentare con un alleato di ferro. Non a caso, nell’incontro di lunedì è arrivato il via libera alla nomina di Carmelo Frittitta al dipartimento Energia. Si è discusso anche di rimpasto, con la possibile uscita degli assessori tecnici e l’ingresso di deputati azzurri. Passaggi che, però, difficilmente avverranno prima della manovra “quater”.

L’operazione ha effetti collaterali non trascurabili. Il progetto “Grande Sicilia”, lanciato solo sei mesi fa con Gianfranco Micciché e Roberto Lagalla, esce di fatto ridimensionato. Micciché, che non intende riprendere la tessera azzurra, si tiene alla larga. Lagalla, invece, pur mantenendo rapporti con Forza Italia, non vuole indossarne ufficialmente la casacca, anche in vista del bis a sindaco di Palermo. Ma l’intesa Schifani-Lombardo rischia di ridurre gli spazi di manovra del sindaco, che vede restringersi il perimetro di Grande Sicilia, già appannato nei consigli comunali.

A livello territoriale, il nuovo corso dell’Mpa rischia di produrre contraccolpi nelle amministrazioni locali dove gli uomini di Lombardo governano insieme a pezzi del centrosinistra. Il caso più emblematico è a Gela, dove l’Mpa sostiene il sindaco Pd Terenziano Di Stefano in una coalizione che comprende anche il M5s. «Questa contraddizione non può essere ignorata», attaccano i Progressisti. I Cinque Stelle promettono di sollevare presto il caso, chiedendo chiarezza ai sindaci che governano con Lombardo.

Sul piano politico generale, l’intesa rafforza Forza Italia in Sicilia, che ora punta a diventare il primo partito dell’isola, anche per arginare la federazione Lega-Dc di Sammartino e Cuffaro, frenata dall’ultima nomina romana che ha ridisegnato i pesi interni al Carroccio.

In definitiva, l’accordo Schifani-Lombardo è molto più di una tregua: è la costruzione di un blocco politico che punta a dominare la scena regionale nei prossimi anni. Per Schifani significa blindare la sua leadership e arrivare al congresso con il vento in poppa. Per Lombardo, significa tornare al centro del gioco con un partito che, tessera alla mano, potrà decidere il futuro della coalizione.