Il naufragio di Porticello e la stagione della pesca
L’affondamento del Bayesian in Sicilia: tragica vicenda umana e fenomeno mediatico speculativo.
“La stagione della caccia” è considerato il romanzo di Andrea Camilleri che nel 1992 iniziò a portare alla fama dello scrittore, poi consolidata e decollata ulteriormente con la saga di Montalbano. Ambientato nella Sicilia di fine Ottocento, è uno di quei romanzi dove ci sono tutti gli ingredienti per stimolare l’interesse del lettore. Spicca la fine di un’intera famiglia di ricchi americani malauguratamente sbarcati in Sicilia e uccisi dal serial killer del romanzo.
È uno dei tanti romanzi gialli che vengono in mente mentre tutta Italia è attratta dal funesto naufragio della grande barca a vela Bayesian a Porticello in Sicilia.
In una Sicilia che si conferma atavicamente complottista, se ne sono dette di tutti i colori. Molti non credono alla tesi del naufragio in se stesso, attratti dalla propensione a costruire molteplici ipotesi di indagini, alcune degne del più intricato dei romanzi gialli, altre grottescamente fantasiose.
D’altronde, la cosa che più stupisce è che solo il grande yacht Bayesian sia affondato mentre tutte le barchette lì vicino di dimensioni molto modeste siano sopravvissute. E soprattutto ci sono personaggi che attizzano molto la fantasia di scrittori, giornalisti, e ovviamente di complottisti della domenica e di tutti giorni. Ovviamente la vicenda attrae i lettori di libri gialli e gli appassionati di film polizieschi, così come gli innumerevoli consumatori di notizie sulle tragedie personali, soprattutto se di persone molto ricche. Insomma, la vicenda attrae quasi tutti. Soprattutto se condita dall’intrigo internazionale annaffiato da svariate montagne di soldi. Non a palate, ma persino a camionate, a container, a cargo transatlantici: soldi a tempesta.
Insomma, nella tragedia del naufragio di Porticello ci sono tutti gli ingredienti non solo per un romanzo giallo ma per un’intera saga, una serie, un filone romanzesco e cinematografico. Non stupirebbe se le multinazionali dell’entertainment ci abbiano già messo gli occhi sopra. Difficilmente non ci si farà un film.
A vedere le dimensioni dell’onda di notizie su media e social si direbbe un vero e proprio tsunami che pesca interesse anche dicendo qualsiasi cosa, scrivendone purchessia. Come nel caso di questo stesso articolo, d’altronde.
Ne emerge un quadro che fa pensare. In questa Italia – e in questo mondo – facile ad appassionarsi per tutto ciò che è intrigo, supposizioni, indagini, tragedie, intrighi internazionali, montagne di soldi, cavilli legali, complotti, naufragi, banche, miliardari, operazioni machiavelliche, falsi reali e realtà presunte, è iniziata, più che la stagione della caccia, la stagione della pesca.
Per essere più precisi, è iniziata una nuova stagione della pesca nel bel mezzo di uno sconfinato e denso banco di lettori e utenti dell’industria dell’informazione e dell’entertainment. Una pesca che si annuncia a dir poco miracolosa, nel bel mezzo di una tragedia personale. Il che aggiunge ulteriore pesca, sulle tragedie altrui.