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Cultura

Il libro di Giuseppe Messina: Mediterraneo, continente liquido alla ricerca di pace

di Redazione -





di MICHELE GELARDI
Un libro di Giuseppe Messina ci parla del mar Mediterraneo, continente liquido, senza confini e steccati, che non divide popoli e territori, culture e appartenenze, ma li avvince e coinvolge tutti, lungo il cammino di una storia comune. L’autore utilizza due registri, mai completamente separati, semmai combinati e annodati in varia guisa, per via di quella specifica complessità antropologica del siciliano genuino, che sa essere acuto osservatore esterno, disincantato e ironico, e al contempo diretto protagonista-antagonista, passionalmente coinvolto e consapevolmente “partigiano”. Ne deriva così che il vero narratore non è l’io dello scrittore, ma è quello stesso mare, tra i cui flutti nuotava Horcinus Orca e oggi navigano carrette del mare e minacciose unità militari.
L’autore, senza indulgere in luoghi comuni e scontati stereotipi, ci dice che il Mediterraneo rappresenta non solo un luogo fisico, ma anche una dimensione dello spirito; la sua storia di culla della civiltà umana lo elegge e innalza a ideale di conciliazione di identità, di incrocio e di condivisione tra popoli, che sana le diversità attraverso un’opera virtuosa ed instancabile, accomunando tutti nella fatica e nel lavoro. Dalla prospettiva storica si possono trarre lumi per le vicende politiche del presente. La ‘guerra del pesce’, problema atavico, resta lì irrisolto, con il suo drammatico carico di paura e di morti, e oggi ancora più minaccioso, perché può derivarne il tracollo, non molto lontano, della pesca siciliana, vittima, ancor prima della “guerra” commerciale, della miope politica comunitaria europea, molto ben disposta a creare vincoli ed ostacoli, molto meno a cercare soluzioni adeguate e concordate tra i Paesi rivieraschi.
Un tema attuale, questo, molto sentito a Mazara del Vallo, soprattutto alla luce dei recenti, oltre che dei passati, sequestri dei pescherecci da parte delle autorità libiche. Questo tema rappresenta il focus del libro “MediterraneoMar, continente liquido”, scritto dal mazarese Giuseppe Messina, 58 anni, dirigente nazionale dell’Ugl (Angelo Mazzotta editore; 315 pagine; 24,90 euro, copertina di Hajto), in distribuzione in questi giorni.
“Partendo dall’uomo e dalle sue fragilità, – dice l’autore – intendo ridestare il dibattito intorno all’antico e purtroppo ormai radicato problema della guerra del pesce, con l’intento di restituire fiducia e sicurezza ad un’area da sempre caratterizzata da forti tensioni sociali”. Le sue pagine traggono “linfa dalla necessità di interpretare le ragioni di scelte politiche fallimentari del recente passato da parte di istituzioni nazionali e sovranazionali”; alla pars destruens si correla la pars construens, nell’intento di offrire un contributo “per prevenire, gestire e affrontare le controversie in ambito marittimo”. “Per questo analizzo anche il ruolo dell’Unione Europea, che – prosegue Messina – ha competenza esclusiva nell’ambito delle relazioni internazionali in materia di pesca e ha, conseguentemente, una grande responsabilità nel concentrare ogni sforzo diretto a costituire un nuovo moderno approccio economico e sociale per un futuro sostenibile”. L’autore, con ampio e documentato supporto bibliografico, prova infine a tracciare le vie da percorrere, affinché nel “Continente liquido” cessi di dominare l’instabilità politica e ceda il passo alla pace e alla prosperità, in un’ottica di integrazione e convivenza civile dei popoli. E cita Gaetano Armao, già vice Presidente della Regione Siciliana e docente di diritto amministrativo presso la facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Palermo, il quale, sul ruolo esercitato dall’Unione Europea, aggiunge: “Sul Mediterraneo le politiche europee sono state discontinue e frammentarie, ma la Sicilia sia cerniera e non più frontiera nel Mediterraneo”. La chiosa finale è l’augurio di Nicola De Felice, ammiraglio di divisione che fu comandante di Maresicilia, di trovare una soluzione ai contrasti: “La via maestra resta comunque la volontà di trovare un accordo con i singoli stati della sponda del Mediterraneo sullo sfruttamento congiunto e controllato della pesca”.