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Ambiente

Il Lago Arancio e il mistero dell’alga rossa

di Francesca Gallo -





Adagiato a circa 200 metri di altitudine tra i Monti Sicani, in un’area di particolare interesse paesaggistico, sorge il Lago Arancio, un bacino artificiale che abbraccia un vasto territorio della provincia di Agrigento, tra i Comuni di Sambuca di Sicilia, Santa Margherita di Belice e Sciacca. Realizzato negli anni ’50 con la costruzione di una diga, il Lago Arancio in periodo di piena è in grado di contenere fino a 32 milioni di metri cubi di acqua, proveniente dal Fiume Carboj e rappresenta oggi la più importante fonte di approvvigionamento idrico a servizio del comparto agricolo esteso dalla Valle del Belice a Sciacca.
L’invaso costituisce un vero e proprio scrigno di biodiversità, il cui equilibrio, però, risulta minacciato dalla presenza di tossine che ne hanno sospeso la distribuzione idrica. Da mesi, infatti, il Consorzio di Bonifica di Agrigento non eroga più l’acqua del Lago per scopi irrigui, poiché inquinata dalla presenza dell’alga rossa. Componente tipica degli ambienti lacustri che diventa tossica a percentuali consistenti e soprattutto nel periodo invernale-primaverile quando è in vegetazione. Al fine di seguire l’andamento di specie potenzialmente tossiche e garantire la salute dell’ecosistema, l’ARPA, l’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Sicilia, in collaborazione con l’ASP di Agrigento ha avviato un monitoraggio costante delle acque del bacino per la ricerca di cianobatteri. Microscopici organismi unicellulari, alcuni dei quali in grado di produrre delle biotossine che risultano nocive per la salute dell’uomo e degli animali. Campionamenti ripetuti continuano a far registrare valori altalenanti, a volte sotto la media, a volte sopra. Condizione che di fatto rallenta la possibilità di irrigare. E, intanto, tra un prelievo e l’esito passa anche un mese. Quello effettuato lo scorso 21 gennaio riferiva di parametri chimico-fisici e microbiologici rientrati nella norma, facendo scattare anche il parere favorevole del direttore facente funzioni del Dipartimento Prevenzione dell’ASP di Agrigento, Girolama Bosco. Ma anche in questo caso si è trattato solo di un provvedimento provvisorio che non ha consentito la ripresa delle irrigazioni.Le conseguenze per l’agricoltura sono piuttosto gravi. I nostri campi sono completamente a secco dallo scorso ottobre – lamenta Nino Ciaccio del Comitato Spontaneo Agricoltori di Sciacca – con pesanti ripercussioni a danno delle produzioni, principalmente a carico delle ortive, dei carciofeti, ma anche degli agrumeti. L’impossibilità ad approvvigionarsi dell’acqua del Lago Arancio per un così lungo periodo – aggiunge Ciaccio – ha indotto molti produttori ad abbandonare le coltivazioni, andando a compromettere l’intera filiera già di per se messa a dura prova dal perdurare di uno stato di siccità che fa oggi della Sicilia l’unica “zona rossa” del Paese. Il problema del Lago Arancio è serio ed importante, in considerazione del vasto territorio che esso abbraccia e non può essere risolto solo attraverso un report di analisi, ma la soluzione va ricercata all’origine. Ad affermarlo è il Sindaco di Sambuca di Sicilia, Giuseppe Cacioppo che, nel tentativo di risalire alla fonte d’inquinamento ha avviato anche delle indagini sui depuratori comunali e sulle aziende che scaricano nel bacino, ma senza risultati. E’ stata sollecitata all’Assessorato Regionale anche l’attivazione di un tavolo tecnico per un’analisi dettagliata sulla questione, finalizzata a risalire alla causa dell’inquinamento e soprattutto alla cura dell’invaso, su cui gravano anche problemi strutturali: da un lato una condotta colabrodo che fa arrivare un quantitativo di acqua dimezzato rispetto al previsto, dall’altro la mancata manutenzione ordinaria dei dispositivi di scarico, collaudi periodici e un intervento di sfangamento del fondale, mai effettuato. Per quest’ultimo la Regione ha di recente stanziato un finanziamento di quasi 8 milioni e mezzo di euro. Fondi inseriti nel PNISSI (Piano Nazionale di Interventi Infrastrutturali e per la sicurezza del settore Idrico), grazie alla predisposizione da parte del Dipartimento Acqua e Rifiuti dell’Assessorato del documento di fattibilità tecnica. Ad annunciarlo l’assessore all’Energia e ai Servizi di pubblica Utilità, Roberto Di Mauro, nel corso di un incontro con gli agricoltori della Valle del Belice per discutere delle iniziative che l’assessorato ha avviato per la risoluzione dei problemi di approvvigionamento dell’acqua dall’invaso.
La vicenda del Lago Arancio, dai contorni ancora poco chiari e di cui non si conoscono fino in fondo verità e cause dell’inquinamento, si protrae ormai dalla scorsa estate in un intreccio di responsabilità che rimbalzano da un ente all’altro e che vede coinvolti l’ARPA, l’ASP di Agrigento, l’assessorato regionale Energia, il Consorzio di Bonifica Sicilia Occidentale, l’autorità di Bacino del Distretto idrografico della Sicilia, i Dipartimenti Regionale Acqua e Rifiuti, Agricoltura, Sviluppo Rurale, Ambiente, nonché il Consorzio di Bonifica Agrigento 3, l’AICA, la Forestale e persino il Centro Anticrimine Natura dei Carabinieri. Da mesi si va avanti a campionamenti, analisi, ripetuti divieti ed autorizzazioni provvisorie, incontri tra AICA e Dipartimento Acque e Rifiuti, vertici alla Regione che ad oggi hanno portato ad un nulla di fatto, lasciando completamente a secco un intero comparto agricolo, per il quale la ripresa delle irrigazioni rappresenta l’esigenza primaria, necessaria a dare sostentamento ad un settore ormai al collasso e che nelle ultime settimane ha portato gli agricoltori a scendere in piazza con la “protesta dei trattori”.