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Il Cyberbullismo e quella legge regionale chiusa nel cassetto

Una cosa è certa, bisogna fare in fretta giacché di bullismo digitale si continua a morire in Sicilia. Ne sono consapevoli i redattori del progetto della Polizia 'Cuori connessi'

di Redazione -





di GIUSEPPE RAFFA* – In Italia 1 bambino su 5 è vittima di cyberbullismo. Nel 2023 le temutissime angherie online hanno superato di un eloquente 15% quanto registrato l’anno prima. Non va meglio in Sicilia, dove la curva del bullismo tecnologico ha di recente oltrepassato la soglia del 16,2%: a soffrire sono soprattutto i ragazzi e le ragazze in età compresa tra gli 11 e i 13 anni. Si tratta della percentuale più alta se si esclude la Campania, come rivelano i dati della quattordicesima edizione dell’Atlante dell’Infanzia e dell’Adolescenza, dal titolo “Tempi digitali”, diffuso a fine anno da Save The Children. È pressoché certificato: dappertutto crescono le file dei giovani e dei giovanissimi inermi e disarmati di fronte alla terribile violenza delle parole, dei post, dei video e delle foto che viaggia, anzi corre nei loro social, e nella rete più in generale. E attenzione, non si tratta né un gioco e né uno scherzo, come purtroppo pensano molti ragazzi e anche moltissimi adulti. Il bullismo digitale è costituito dalle pericolosissime forme di “pressione, aggressione, molestia, ingiuria, denigrazione, diffamazione, furto di identità, realizzate per via telematica”, insieme alla diffusione di “contenuti online aventi per fine intenzionale, predominante e ultimo l’isolamento di un minore o di un gruppo di minori, ponendo in atto un serio abuso, un attacco dannoso o la messa in ridicolo dello stesso e/o degli stessi”. Questo si legge al comma 2 della legge 71 del 2017, la norma nazionale che vede come prima firmataria l’ex senatrice Elena Ferrara, già insegnante di Carolina Picchio, la prima vittima del bullismo tecnologico in Italia, cui è stato giustamente dedicato il dispositivo di cui sopra.
E in Sicilia? Cosa si sta facendo per arginare le vessazioni online? Nel 2021 la Regione si è spinta avanti approvando la legge due comprendente sia “gli interventi per la prevenzione e al contrasto del cyberbullismo”, sia “quelli contro il bullismo scolastico”. Trattasi di una buona normativa, forse persino più efficace di quella nazionale, che conosco bene perché da pedagogista ho avuto il piacere e l’onore di mettervi mano con un paio di suggerimenti e di consigli raccolti e integrati. Purtroppo da quel momento in poi la legge è rimasta inspiegabilmente bloccata ai blocchi di partenza. Poco è stato fatto, se si eccettua il progetto sperimentale contro il bullismo tecnologico finanziato per 1,8 milioni di euro dall’assessorato regionale all’Istruzione. Progetto predisposto dall’Ufficio scolastico regionale e affidato per il 2024 ai “Cts”, cioè i centri territoriali scolastici di supporto. Ad essere coinvolti si dice saranno 800 istituti scolastici con “consolidata esperienza in materia di inclusione e di nuove tecnologie”. Una cosa è certa, bisogna fare in fretta giacché di bullismo digitale si continua a soffrire e a morire sia in Sicilia, che nel resto della Penisola. Ne sono consapevoli i redattori del progetto della Polizia di Stato “Cuori connessi”, che di recente hanno integrato l’azione in esame con la diffusione di un “decalogo contro ogni forma di violenza online”. Trattasi di dieci, importanti suggerimenti per giovani e giovanissimi che non vogliono piegarsi alle vessazioni dei bulli online. Giusto, lo faccio anche io quando mi porto presso le scuole siciliane aperte e disponibili alla collaborazione con gli esperti esterni. Dove, nello specifico, sollecito i ragazzi a non replicare mai alle ingiurie, alle minacce e alle diffamazioni che arrivano dal web. In presenza delle quali, aggiungo, occorre rivolgersi sempre ai genitori e agli insegnanti, che sanno cosa fare. È utile non accettare passivamente tutto ciò che si legge nei social, dove è utilissimo il pensiero critico, dove porci delle domande preserva noi, voi, tutti da problemi seri, a volte serissimi, spiego ai ragazzi. Che infine esorto a rispettare sempre le idee degli altri e soprattutto ad usare con responsabilità e consapevolezza le varie tecnologie. C’è sempre la polizia postale, cui assieme ai genitori e alla scuola è opportuno rivolgersi per le eventuali denunce.
*Pedagogista, coordinatore ambulatorio anti bullismi Asp RG