Leggi:

Attualità

I SICANI – I segreti della tradizione oltre il tempo e l’innovazione

di massimilianoadelfio -





di ANTONINO SALA
Immaginare un mondo senza Tradizione significa pensarlo senza radici, senza progresso e senza futuro. La Tradizione e le istituzioni che ne sono derivate, hanno un valore che spesso va oltre chi le ha instaurate tanto che nell’arco dei secoli capita che esse rimangano immutate nella forma pur cambiando nei significati. Scomparendo le condizioni iniziali si modificano anche i significati, ma può capitare anche che si verifichi l’esatto contrario: si trasformano le apparenze ma restano i contenuti. Un esempio sono le cosiddette “feste dell’alloro” che nel periodo pasquale, con piccole differenze, sono presenti in Sicilia. Esse sono la plastica manifestazione della rigenerazione cosmica dell’universo e della natura che avviene in primavera.
L’uomo, scevro dell’eco-cretinismo oggi tanto di moda, per millenni ha pensato se stesso in connessione mistica con il creato, ha inventato riti e misteri che poi ha tramandato attraverso le tradizioni popolari. Le culture contadine, colpite nell’immaginario dagli elementi naturalistici come il fuoco, l’acqua, i fulmini li hanno pensati come conseguenza dell’intervento divino ed hanno così elevato il tutto a religione cosmica stabilendo ritualità e appunto tradizioni che scandiscono il tempo che passa inesorabile, nel costante periodico rinnovamento della vita attorno all’asse del mondo l’Axis Mundi. Una perfetta unità tra uomo, Dio e cosmo.
Le tradizioni pasquali ci riportano così all’antica religiosità risplendente di un’aura di spiritualità magica che riemerge nei gesti, nei canti e nei riti collettivi derivati dal mondo agreste, per cui tutto così diviene un atto trascendente, mistico e al contempo tragico. Come diceva Carlo Levi “nel mondo dei contadini non si entra senza una chiave di magia”. A questo aspetto le tradizioni fanno appello per trasmettere ai posteri il loro contenuto e le loro forme, invariate o mutate. Perché allora alcune permangono e altre scompaiono? Le prime perchè hanno un valore intrinseco che resiste all’usura del tempo; le seconde perché muoiono le condizioni che le hanno generate, per esempio il passaggio da un sistema produttivo ad un altro di una civiltà o perché addirittura la stessa perisce e quindi non c’è più nessuno che ne perpetui l’esistenza.Una comunità, una patria, una civiltà non esistono, diventano agglomerati informi senza identità, destinate ad essere assorbite da una più vitale in assenza di una propria tradizione. Come sostiene Karl Popper “la vita sociale esige una tradizione”, come punto di partenza per porre ordine nel caos.
A ben guardare la stessa funzione hanno le teorie scientifiche, tentano anche loro di mettere ordine e di gettare luce nel magma incandescente dell’universo, di cui conosciamo ancora molto poco, alla ricerca di qualche parvenza di verità. Tutte due, Tradizione e Scienza, cercano di introdurre elementi di regolarità che permettano di fare previsioni, di condizionare i fenomeni naturali e di ridurre il grado di insicurezza che è tipico della condizione umana ed insieme compartecipano alla conoscenza umana.
Il grande merito delle tradizioni è anche quello di offrirci una base su cui possiamo operare in maniera critica per procedere in avanti secondo una prospettiva di razionalità. Proprio per questo andrebbero preservate sia dai “rivoluzionari” che le vorrebbero distruggere per sostituirle con altre (le loro), ma anche dai “tradizionalisti” acritici ed ottusi che le vorrebbero conservare immutate per farne sepolcri imbiancati in cui seppellire la paura del futuro e l’incapacità nel presente.
Tutti e due sono abilissimi a costruire miti e tabù irrazionali con i quali le proteggono dagli assalti della critica e del libero pensiero.
I primi vivono nella favola della rivoluzione permanente, della distruzione come lavacro di presunti peccati originali, sono pronti a demolire quanto di buono si è creato: è questo il tipico atteggiamento della “cancel culture”, del “wokismo” e del politicamente corretto che hanno inaridito il dibattito.
I secondi temono di perdere il controllo del mondo immaginario in cui sono i “signori”, e cercano tra anatemi e scongiuri di bloccare ogni forma di cambiamento, ignorando che dalle tradizioni sono poi nate come naturale evoluzione le istituzioni, che chiamiamo civiltà, come la famiglia, la proprietà privata, il linguaggio, il mercato, lo stato. Le tradizioni poi hanno il pregio di fare da intermediari tra individuo ed istituzioni evitando che le seconde prevarichino i diritti e la libertà dei primi.
Le tradizioni necessitano di innovazioni per conservare il segreto ed il mistero dell’arcano che si cela dietro all’apparenza e per continuare a vivere al di là della perenne fugacità del tempo.