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I regolamenti anti-evasione dei Comuni? A rischio illegittimità. Ecco perché la vicenda di Bolognetta e Palermo potrebbe cambiare tutto

di Redazione -





C’è una linea sottile, anzi sottilissima, tra il giusto intento di combattere l’evasione fiscale e l’abuso di potere amministrativo. E quando questa linea viene superata, anche le migliori intenzioni si trasformano in un boomerang giuridico. È quanto sta emergendo da due recenti sentenze – una del CGA e l’altra del TAR Sicilia – che mettono sotto accusa i regolamenti anti-evasione di due comuni siciliani, Palermo e Bolognetta. Ma l’eco potrebbe presto travolgere centinaia di altri regolamenti simili in vigore in tutta Italia.

La questione in sintesi: molti comuni, negli anni, hanno adottato regolamenti che prevedono la sospensione o la revoca delle licenze commerciali a chi risulta inadempiente nei confronti dei tributi locali. L’obiettivo? Incassare più rapidamente quanto dovuto, esercitando una pressione forte sulle attività produttive. Ma il diritto, quando si piega troppo alle esigenze di cassa, rischia di spezzarsi. Nel caso specifico di Bolognetta, ad esempio, una ditta che si occupa di catering ed eventi si è vista sospendere la licenza per il mancato pagamento della SCIA, senza neppure avere la possibilità di difendersi con un ricorso tempestivo. Il CGA ha ribaltato la decisione comunale con parole che pesano come macigni: “Nessuna impresa, sotto la minaccia di essere deprivata della possibilità di operare, può essere costretta a soggiacere alla pretesa dell’ente pubblico senza prima aver potuto far valere i propri diritti.” Il cuore del ragionamento? Quei regolamenti sono una surrettizia reintroduzione della clausola del solve et repete, ovvero: prima paghi, poi ricorri, già dichiarata incostituzionale dalla Corte Costituzionale nel lontano 1961. Il rischio concreto, adesso, è che decine di Comuni italiani – non solo siciliani – si trovino scoperti, con regolamenti dichiarati illegittimi e con la concreta possibilità di dover risarcire le imprese penalizzate.

Una battaglia (forse) giusta, ma con mezzi sbagliati.

Che si debba combattere l’evasione è fuori discussione. Ma affidarsi a strumenti che comprimono i diritti costituzionali dei cittadini e delle imprese – primo tra tutti il diritto alla difesa – significa costruire la legalità su fondamenta fragili. E ora che la giurisprudenza inizia a mettere i paletti, sarà necessario per molti enti locali rivedere in fretta quei regolamenti, prima che siano gli stessi tribunali – o peggio ancora, la Corte dei Conti – a farlo con esiti ben più dolorosi.