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Attualità

I dubbi sui fondi e sulla trasparenza degli enti formativi

di Redazione -





di GIUSEPPE MESSINA
Torniamo sul settore della formazione professionale le cui criticità ne appesantiscono il funzionamento. Concentriamo, questa volta l’attenzione sullo spinoso tema della rendicontazione di quanto speso dagli enti formativi per formare i minori in obbligo scolastico o riqualificare gli adulti disoccupati. Succede qualcosa di inconsueto nel rapporto tra gli enti formativi e gli uffici dell’Assessorato regionale della formazione professionale. Sono 29, al momento, gli enti formativi che erogano la formazione (IeFP) ai minori tra i 13 e i 17 anni che si iscrivono per l’ottenimento di una qualifica o di un diploma tecnico spendibile immediatamente sul mercato del lavoro. Di questi, più di una ventina di enti rendicontano seguendo le scadenze stabilite. Sono in regola. È evidente che gli enti che rendicontano rispettando le scadenze non sono la totalità. Eppure le regole e le scadenze per consuntivare le spese effettivamente e definitivamente sostenute, ci sono eccome! Ma il rapporto tra alcuni enti formativi e il cronoprogramma delle scadenze appare assolutamente bislacco. I cosiddetti enti formativi vocati al “profitto” ed in possesso di un immenso potere economico, mantengono una condotta alquanto singolare. In parole povere, operano a “mani libere”, allungano i tempi di rendicontazione mettendo in difficoltà gli uffici dell’Assessorato. Eppure, l’Istruzione e formazione professionale è un comparto del sistema formativo siciliano fondamentale per perseguire l’innalzamento del livello culturale dei giovani a rischio di abbandono scolastico. Le scuole dei mestieri formano le nuove generazioni di operatori specializzati nei settori dove maggiore è la richiesta di lavoro da parte del sistema delle imprese siciliane. Chi opera con l’obiettivo del “profitto” è in contrapposizione con lo scopo generale di formare giovani per il mondo del lavoro? Il Bollettino annuale Excelsior, realizzato da Unioncamere e Anpal conferma il gap esistente in Sicilia tra formazione, istruzione e mondo del lavoro. Nel 2023, la carenza di figure professionali richieste dalle imprese con specifiche qualifiche riguarda svariati settori. Meccanici artigiani, fonditori, saldatori, lattonieri, operai specializzati in installazioni e manutenzioni elettriche, operatori della cura estetica, addetti alla ristorazione, sono tutte figure introvabili. Ed allora, nella nostra analisi, il focus torna sul tema dei controlli. L’assessorato regionale per la formazione professionale ha già stipulato due convenzioni regionali, coinvolgendo, da una parte, il Nucleo dei carabinieri per la tutela del lavoro, sul versante della sicurezza e dell’applicazione delle norme contrattuali e dall’altra, la Guardia di finanza per monitorare le operazioni finanziarie degli enti formativi. Allora, la domanda è: le convenzioni sono davvero un sostegno importante per verificare la qualità nella spesa pubblica nel sistema formativo regionale ed il rispetto delle scadenze per la rendicontazione? E soprattutto, è possibile continuare a finanziare enti formativi che da anni non procedono alla rendicontazione di quanto speso e non rispettano le scadenze stabilite dalle regole d’ingaggio? L’assessore Turano ha dichiarato guerra pubblicamente, nei giorni scorsi, a chi con l’avviso 7 non effettuerà le corrette rendicontazioni, anticipandone l’esclusione nei futuri bandi pubblici per l’assegnazione di nuove attività corsuali. Di fatto è ammettere che il problema sussiste e sta cercando di porvi rimedio. Interrogativi impegnativi, quindi, che meritano risposte esaustive per la tenuta del sistema formativo e del mercato del lavoro. Risposte che devono essere date alle famiglie dei minori che hanno scelto la scuola dei mestieri per poter allontanare i propri figli dalla strada e che sperano in una formazione di qualità che possa accompagnarli ad un lavoro sicuro e stabile. In una regione seria, il tema dei controlli dovrebbe rappresentare un chiaro obiettivo ai fini della qualità della spesa comunitaria. In Sicilia, invece, inverosimilmente, ci sono enti che operano nell’ambito della formazione e che avendo a disposizione un enorme potere economico, stringono pseudo accordi con certa parte politica per proprio tornaconto. Si è portati a ragione a pensare male. Difatti, in tanti si interrogano su tale fenomeno. Parliamo di risorse pubbliche e di controlli che ci sono ma non ci sono. Ed allora, attraverso le convenzioni, dovrebbe essere possibile avviare controlli, al fine di garantire trasparenza nella spesa di risorse pubbliche, nel rispetto delle regole che dovrebbero essere uguali per tutti.