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Infrastrutture

Giovedi atteso al Cipess il si decisivo per il ponte sullo Stretto: restano le tante contraddizioni

di Enzo Scarso -





Il 6 agosto 2025, data che molti segneranno sul calendario per il progetto definitivo del Ponte sullo Stretto di Messina che approderà sul tavolo del Cipess – il Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile. Un passaggio formale che il Mit, il Ministero delle Infrastrutture guidato da Matteo Salvini, definisce “mai così avanzato nella lunga storia dell’opera”.

Una narrazione roboante, quella ministeriale, che non risparmia superlativi: “campata unica da oltre 3 chilometri, sei corsie stradali, due binari ferroviari, torri alte 400 metri, traffico h24 per 365 giorni l’anno”. E ancora: “rilancio socioeconomico, crescita dell’occupazione, incremento del PIL, turismo, know-how, attrattività del sistema Paese”. Un catalogo di promesse che ha il sapore di una visione futurista, ma che ancora oggi poggia su fondamenta instabili: politiche, tecniche, ambientali e perfino sociali. Il ponte – così come descritto – sarà la “cerniera tra Mediterraneo ed Europa”, nodo essenziale del corridoio TEN-T scandinavo-mediterraneo. Ma la domanda di fondo resta sospesa: la Sicilia e la Calabria, in ginocchio per strade dissestate, ferrovie a binario unico, sanità da terzo mondo, hanno davvero bisogno di un ponte o di ponti più piccoli, invisibili ma più urgenti, che uniscano le persone ai diritti di cittadinanza?

Dietro la solennità della data e delle cifre (70 miliardi entro il 2032 per rilanciare le infrastrutture nel Sud) si cela il nodo mai sciolto: si può parlare di sostenibilità mentre si attraversa un territorio che crolla ogni giorno sotto il peso delle sue stesse emergenze?

Il progetto del Ponte – oggi più che mai – è un totem politico, un simbolo identitario, un’opera che divide ancor prima di unire. E in fondo, lo Stretto resta sempre lo stesso: bello, inquieto, difficile da attraversare, ma anche difficile da violare. Come certe ferite antiche.

Giovedì il Cipess deciderà. E noi continueremo a guardare quel tratto di mare non con gli occhi del cemento, ma con quelli della coscienza.