Leggi:

Cultura

Giovanni Allevi incanta il pubblico di Palazzo Reale a Palermo

di Marco Gullà -





Ogni suo brano è accolto da un’ovazione, ogni sua riflessione sulla vita vissuta e sulla concezione della musica ipnotizza il pubblico: Palazzo Reale rimane ammaliato dinanzi a Giovanni Allevi, che ha accompagnato il tramonto palermitano con le sue composizioni e le narrazioni di un’esistenza attraversata dalle gioie di una carriera folgorante e dai dolori di una malattia che negli ultimi anni lo ha accompagnato in modo pervasivo. A febbraio aveva raccontato al Festival di Sanremo la malattia, commuovendo tutti con il suo desiderio di ripartire e di incantare ancora il pubblico, stavolta il suo dialogo con la giornalista Hoara Borselli e con alcuni tra i presenti è attraversato da pensieri e note musicali. “In questi due anni ho conosciuto il mondo della sofferenza e dentro di me ho sentito uno spostamento degli orizzonti, passando da una frenesia narrativa a un profondo desiderio di silenzio e luce – sottolinea -. Suonare il pianoforte con due vertebre fratturate non è facile, perchè è un dolore cronico: i dottori dicono che dovrebbe attenuarsi con la chemioterapia, ma a livello psicologico si percepisce. Suonavo e mi veniva il panico, sapevo che avrei dovuto interrompere questo circolo vizioso”.
Il compositore descrive poi il modo in cui ha ritrovato le sensazioni di prima davanti a un pianoforte: “Fragilità e debolezze vanno accolte con tenerezza: bisogna immaginare una situazione positiva per ingannare il cervello, non si tratta di immaginare che le mani non stiano tremando ma va accompagnata la consapevolezza di essere vivo, fragile, autentico, me stesso. Sono arrivato a un punto in cui mi sono reso conto di dover assumere il comando su di me”. Allevi traccia poi la sua idea di bellezza: “Non dobbiamo mai smettere di accorgerci della bellezza che la vita continua a darci: la forza per resistere a quella situazione l’ho trovata nel desiderio di non arrecare dolore alla mia famiglia e nella cultura. Non esiste bellezza senza fatica e ogni mio brano è stato costruito attraverso la fatica: lo scalatore fatica per arrivare in cima a una montagna, ma una volta giunto a destinazione trova davanti a sè un panorama mozzafiato e questo è simbolo di bellezza”.
Per quanto riguarda il futuro, spiega il compositore, “l’esperienza della malattia mi ha insegnato che il mio futuro non può spingersi troppo oltre, quindi il domani per me è un presente allargato: io sono ansioso per natura e ho sempre avuto un rapporto difficile con passato e presente. Ho sempre avuto la sensazione di aver commesso errori o mancanze, ora la malattia mi ha catapultato nel presente facendomi prendere le distanze sia dal futuro che dal passato: posso dire che non si sta poi così male”. Ad accogliere Allevi è, nelle vesti di padrone di casa, il presidente dell’Ars Gaetano Galvagno: “Con noi abbiamo un artista che va ascoltato non solo in senso artistico, ma per tutto quello che gli ha offerto la vita: le sue parole a Sanremo ci hanno commosso tutti e ci hanno trasmesso le emozioni anche verso le piccole cose”.