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Gioco d’azzardo, Sicilia tra le regioni più a rischio: quarta nell’indice nazionale di ludopatia

di Andrea Scarso -





Un Paese spaccato dal gioco. È È quanto emerge dal nuovo studio condotto da Imco, che analizza il gioco d’azzardo in Sicilia e nel resto d’Italia, elaborando per la prima volta un indice regionale di rischio ludopatia, incrociando i dati dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli (ADM), dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS), del Ministero della Salute e di Federconsumatori.

L’analisi – basata su parametri oggettivi come spesa pro capite, prevalenza del disturbo da gioco d’azzardo (GAP), densità dei punti gioco e numero di strutture di prevenzione – disegna una mappa preoccupante del Paese: la Sicilia risulta tra le regioni più vulnerabili, quarta dopo Lombardia, Campania e Lazio, con un indice complessivo di 0,80.

Un’Italia a più velocità

Il rapporto restituisce un quadro disomogeneo: al Nord e nel Centro, regioni con alti redditi e fitta rete di sale e slot; al Sud, territori con minori risorse economiche ma con tassi di gioco patologico altrettanto elevati.

A trainare l’indice nazionale sono Lombardia (0,85) e Campania (0,83), seguite da Lazio (0,81) e Sicilia (0,80). In fondo alla classifica, Basilicata (0,53) e Valle d’Aosta (0,51), dove la minore densità abitativa e un controllo territoriale più capillare sembrano frenare il fenomeno.

Sicilia, tra spesa e vulnerabilità

Nell’Isola, la spesa pro capite di 2.200 euro l’anno e una prevalenza GAP del 3,2% raccontano una realtà di forte esposizione sociale ed economica.

La rete dei punti gioco – 320 ogni 100.000 abitanti – è tra le più fitte del Mezzogiorno. Le 25 strutture dedicate alla prevenzione e al supporto psicologico rappresentano una risorsa preziosa ma ancora insufficiente a bilanciare la pressione del gioco fisico, capillarmente diffuso anche nei piccoli centri.

Rispetto alla Sardegna, la Sicilia registra una maggiore incidenza di gioco problematico e un numero più alto di esercizi autorizzati. Confrontata con la Calabria, emerge invece una spesa più alta ma una prevalenza di disturbo leggermente inferiore: un segnale che il fenomeno resta, comunque, radicato nel tessuto sociale isolano.

Il nodo del gioco online

Lo studio specifica che l’indice considera solo il gioco “fisico” – sale, slot, tabaccherie – escludendo il canale digitale, oggi in crescita esponenziale.

Una variabile che, secondo gli esperti, potrebbe amplificare ulteriormente il rischio, soprattutto nelle fasce più giovani e connessi 24 ore su 24.

L’appello degli esperti

«La lettura dei dati – spiega Claudio Poggi, analista di Imco – consente di comprendere meglio i fattori che determinano le diverse esposizioni al rischio. Ma soprattutto mette in evidenza come prevenzione, consapevolezza e supporto possano contenere gli effetti del gioco patologico».

Il gioco, conclude Poggi, «resta una realtà radicata e complessa: affrontarlo con responsabilità, da parte dei singoli e delle istituzioni, è la sola strada per mantenerlo entro i confini di un’attività consapevole e sicura»

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