Palermo: oltre 220 chili di botti da Napoli, scatta maxi sequestro
Cinquemila fuochi d’artificio rinvenuti all’interno di due colli provenienti da Napoli sono stati sequestrati nei giorni scorsi dai finanzieri del Comando provinciale di Palermo.
In azione i militari del 2° Nucleo operativo metropolitano che hanno posto l’attenzione sulle informazioni, relative ai mittenti e ai destinatari riportate su due bolle di accompagnamento che, a seguito di approfondimento alle banche dati e anche dall’analisi di alcuni profili social, lasciavano ipotizzare la presenza di articoli illeciti all’interno delle rispettive spedizioni dichiarate quale generico materiale. I controlli eseguiti dalle Fiamme gialle hanno consentito di individuare 222 chili di materiale esplodente suddiviso in 50 batterie da 100 lanci ciascuna.
Identificato anche il presunto destinatario di una delle spedizioni che è stato denunciato per aver posto in pericolo la sicurezza dei pubblici trasporti con materiale altamente infiammabile e potenzialmente esplosivo senza le prescritte cautele e norme di sicurezza, nonché per la detenzione dell’esplosivo. “Il contrasto al commercio illegale di materiale esplodente rientra tra le azioni promosse dalla Guardia di finanza per contrastare la criminalità economico-finanziaria che, soprattutto in alcuni territori, gestisce anche la vendita illecita di artifici pirotecnici – spiegano dal Comando provinciale di Palermo -. Le attività intraprese in questo settore, inoltre, si collocano a tutela dell’incolumità pubblica in ragione dell’estrema pericolosità dei prodotti, acquistati ‘fuori filiera’ e poi maneggiati da soggetti non autorizzati e che non rispettano le prescritte norme cautelative sull’utilizzo”.
Sul tema è il caso di ricordare che scorso 29 dicembre il sindaco di Palermo Roberto Lagalla ha emesso un’ordinanza che disponeva “Dal 30 dicembre 2023 e sino al 6 gennaio 2024 compreso, il divieto assoluto su tutto il territorio comunale di accensione, lancio e sparo di fuochi d’artificio, mortaretti, petardi, bombette e oggetti similari. La violazione della presente Ordinanza comporta l’applicazione delle sanzioni amministrative previste dall’art. 7 bis 1 del D.Lgs. n. 267/2000, di importo compreso da €. 500,00 ad €. 5.000,00”.
Nelle motivazioni del provvedimento, la cui logica non si riferisce solo alle feste tra Natale e Capodanno, si spiegava che “i Sindaci possono adottare ordinanze contingibili per tutelare l’incolumità pubblica e la sicurezza urbana, per gestire le attività di prevenzione e contrasto, anche nelle situazioni in cui si verificano comportamenti che alterino il decoro urbano e per tutelare la tranquillità e il riposo dei residenti; considerato che è sempre più diffusa tra i cittadini la consuetudine di utilizzare in particolare la notte di Capodanno il lancio di petardi, botti e artifici pirotecnici di vario genere; atteso che, ogni anno, a livello nazionale e locale, si verificano infortuni anche di grave entità, causati alle persone dall’utilizzo di similari prodotti; premesso che esiste un oggettivo pericolo, anche nel caso di utilizzo di semplici petardi di libera vendita, di provocare danni fisici anche di rilevante entità sia a chi li maneggia, sia a chi ne venisse fortuitamente colpito; rilevato che l’esplosione di tali prodotti, seppur rientranti nell’ambito di tradizioni e abitudini consolidate, si rilevano dannosi e provocano notevole stress agli anziani, ai bambini, ai soggetti cardiopatici ed agli animali domestici e a tutti quelli che vivono nell’ambiente urbano, poiché il fragore di tali botti cagiona gravi pregiudizi sotto il profilo del benessere fisico ed etologico”. Inoltre “che, sia pure in misura minore, il pericolo sussiste anche per quei prodotti che si limitano a produrre un effetto luminoso senza dare luogo a detonazione quando gli stessi siano utilizzati in luoghi affollati”. Infine, “che, l’accensione ed il lancio di fuochi d’artificio, lo sparo di petardi, lo scoppio di mortaretti ed il lancio di razzi è stato causa di disagio e oggetto di lamentele da parte di molti cittadini soprattutto per l’uso incontrollato e spesso in violazione delle norme in materia”.