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Attualità

Formazione professionale, i fondi ci sono ma la crisi resta

di Francesca Gallo -





di GIUSEPPE MESSINA
La Sicilia è l’Isola più grande del Mediterraneo ma è anche la terra dei paradossi. Una condizione che non è solo geografica ma antropologica. Nel Dna i siciliani si sentono capitale del Mediterraneo.
Bisogna andare in Sicilia per constatare quanto è incredibile l’Italia. Questa frase è di Leonardo Sciascia: la pronuncia il capitano dei carabinieri ne “Il giorno della civetta” dopo essere ritornato a Parma da quella terra. La Sicilia è la terra di “Uno, nessuno, centomila” del premio Nobel Luigi Pirandello. La Sicilia non è una regione d’Italia ma un continente, il centro del mondo.
Lo è stata nel mondo antico, posta com’è nel cuore del Mediterraneo. È stata però anche terra di frontiera, per esempio sotto la dominazione araba. Per i romani era la prima provincia, un territorio altro rispetto all’Italia. La Sicilia è un’isola che troneggia in mezzo al mare, nella descrizione di Tommaso Cariati.
Tra i tanti paradossi che caratterizzano l’esser siciliano non vi è solo la mafia e l’antimafia, Riina, Provenzano e Badalamenti, Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e i tanti, troppi, uomini e donne, che si sono sacrificati per difendere la Patria dalla criminalità e dalla devianza istituzionale e democratica.
La Sicilia è anche la terra dei paradossi politici, dell’acqua privatizzata che scarseggia, dei rifiuti smaltiti a peso d’oro, dell’ambiente straordinario massacrato dai piromani, dell’abusivismo edilizio e costiero, della corruzione elettorale.
La Sicilia è anche la terra dove la formazione professionale è teatro di scontro politico, economico e sociale.
Il paradosso è che nel settore, che riveste una funzione sociale ed educativa determinante per le giovani generazioni, distratte e poco inclini allo studio, le risorse messe in campo dall’Unione europea, dallo Stato e dalla Regione siciliana sono immense. Eppure succede che dopo l’approvazione, nei termini di legge, del bilancio regionale, a maggio inoltrato ancora non si riesce a spendere un euro perché le procedure contabili di riaccertamento delle entrate stentano a completarsi.
Se non è questo un paradosso?
E non finisce mica qua. La formazione professionale è terreno di scontro politico al punto tale da conclamare una crisi tra pezzi del governo e della maggioranza sul terreno della gestione delle risorse.
Il settore, nel passato, è stato molto sensibile ai tentativi di politiche clientelari, per la facilità con la quale alcuni soggetti economici “spudoratamente agevolavano” sul piatto d’argento facili assunzioni. Una pratica disdicevole che ha sempre fatto gola a certa politica alla ricerca smaniosa di consenso a tutti i costi.
Le cronache raccontano, in piena campagna elettorale per le europee, dei uno strappo che si sarebbe consumato tra l’assessore al ramo Turano e le parti sociali. Almeno così pare. Perchè anche in questa dinamica, il paradosso è di casa.
Fino a pochi giorni fa, al 17 maggio 2024, tutte le sigle sindacali avevano assunto una posizione critica verso Turano, così come le associazioni datoriali. Poi, accade che Cgil, Cisl e Uil decidono di incontrare l’assessore per tentare di ottenere alcuni risultati sindacali per il settore, mentre l’Ugl, che ha dichiarato lo stato di crisi del settore e chiesto al Presidente della Regione, garante istituzionale, di prendere in mano la vertenza, chiude la porta all’assessore alla formazione professionale.
Sulla vertenza della formazione professionale, spostata a Palazzo d’Orleans, così come già anticipato dal presidente Schifani, si attende l’incontro con il Governatore per capire la direzione che assumerà la vicenda, che resta spinosa e piena di insidie.
I soldi ci sono ma la crisi resta, con a rischio sei mila lavoratori, migliaia di minori in obbligo scolastico e decine di migliaia di adulti disoccupati, che attendono di frequentare un corso di formazione professionale per beneficiare del reddito di inclusione e sperare in una ricollocazione lavorativa. In questo caotico contesto a farla da padrona è proprio quel paradosso che caratterizza da sempre i comportamenti dei Siciliani.