“Extra moenia” di Emma Dante o della Resistenza alle dittature
Il nuovo spettacolo di Emma Dante, “Extra moenia”, in scena al Teatro Biondo, ha registrato uno spettacolare successo di pubblico, sia nella prima del 22 novembre che nelle successive repliche fino a domenica primo dicembre 2024.
Molteplici le motivazioni di questo grande successo, a partire dall’intrinseca qualità e la maturazione di uno “stile” proprio di Emma Dante, amplificato da performance attoriali di grande pregio.
L’artista palermitana ha condensato in un’ora sola tutti i temi più scottanti di un mondo che inquieta per la deriva violenta e guerrafondaia alla quale assistiamo in ogni giorno qualunque di questo secolo. Lo ha fatto con estrema cura raggiungendo una forte comunicazione sia sul piano emotivo che su quello razionale.
La cifra dello spettacolo è indubbiamente quella della Resistenza alle dittature di stampo militare e religioso, con palesi richiami al passato-presente di marca italiana. Non a caso tra i personaggi-simbolo troviamo “il ferroviere” dei treni in orario e il generale in divisa che incita alla guerra, egregiamente impersonati da Adriano Di Carlo (il ferroviere) e Roberto Burgio (il militare). Non a caso, la rappresentazione comincia con le parole dell’inno, ormai internazionale, della Resistenza “Bella ciao”. Mentre i personaggi si vanno svegliando dal torpore di una lunga notte con la testa nel cuscino e trovano l’invasore.
Ma lo spettacolo non parla solo delle dittature fasciste di ieri. Anzi, individua in particolare due dittature con nome e cognome: la teocrazia iraniana e la militaresca farsa putiniana, che oggi replicano in maniera anche più cruda, anacronistica e orrifica le dittature del secolo XX. Non a caso tra i personaggi che impersonano le vittime ci sono le donne ucraine e iraniane (Francesca Laviosa e Silvia Giuffré), oltre alle donne italiane stuprate e uccise nello spirito oltre che nel corpo (Leonarda Saffi), nel quadro generale di una bancarotta morale del giorno d’oggi che appare in tutta la sua drammaticità.
Il popolo rappresentato si muove spesso in gruppo: è coro greco, gregge, banco di pesci e folla da stadio al tempo stesso. È dramma, forza e debolezza insieme. E diventerà orrore nello stupro di gruppo effettuato da militari divenuti bestie.
Non meno struggente, e semmai ancora più centrale, è l’archetipo delle vittime delle migrazioni. Cioè coloro i quali troviamo ogni giorno in Sicilia, per strada, in quel mondo fuori le mura di casa che conosciamo benissimo ma che evitiamo di capire fino in fondo. L’immigrato africano impersonato in maniera esemplare da Verdy Antsiou parla in una lingua straniera, all’occorrenza il francese, ma rimane comprensibile anche senza traduzione: perché tutti conosciamo la sua storia persino nel momento in cui è raccontata in un idioma del vicino di casa che non vogliamo riconoscere, per quanto sia simile al nostro. È lui che emerge quale vittima, quale Cristo in croce, insieme alle donne del nostro Paese e di altri Paesi. Simbolo della condizione animalesca in cui viene ridotto dalle atroci e caotiche dittature che spadroneggiano nel continente africano, appare con la testa di cavallo e soffre a ogni frase del comizio militare come se fossero frustate. O più precisamente come se fossero pietre: quelle pietre sulle quali si fonda la ferocia delle peggiori autocrazie di ieri e di oggi.
Eppure, Emma Dante comunica anche un filo di speranza. Una Resistenza fatta di colori e “abbanniate” giornaliere. Una Resistenza fatta anche da quel delizioso grammelot espresso dall’attrice Giuditta Perriera nel personificare una donna palermitana che apparentemente si chiude in se stessa ma è anche chiave della speranza. Qui sta, in anima palermitana, la capacità di esaltare i contrasti tra dramma e commedia, conducendo il pubblico a una tenera riappropriazione del proprio futuro, all’occorrenza un pallone “arroccato” alla sua finestra.
Le opere artistiche sono valide quando permettono diversi piani di lettura. E in Extra moenia i piani di lettura sono molti e moltiplicati per il numero dei diversi personaggi. Ognuno di loro rappresenta sì un archetipo, ma anche uno snodo narrativo immaginifico: così è se vi pare, ma così è anche se non vi pare.
Non meno evocativi sono il trio della famiglia repressa e religiosamente settaria (impersonata da David Leone, Ivano Picciallo e Leonarda Saffi anche nel ruolo di donna stuprata), e la donna che cerca casa a Palermo (Italia Carroccio): per lei anche le mura di una propria casa restano una chimera, vittima tra le vittime. E i giovani che sperano nel calcio quale riscatto (Giuseppe Marino, attore incidentalmente omonimo di un reale ex-calciatore palermitano, e Gabriele Greco). Come tutti, vorrebbero incanalare la propria energia in una vita colorata e civile, non in grigio-verde militare. E, ancora, la coppia di innamorati (Angelica Di Pace Daniele Savarino), dove la futura sposa deve ribadire l’ovvio del rispetto a ogni passo verso l’unione matrimoniale…
Ne esce fuori un’approfondita immersione nel mondo extra moenia: fuori le mura della propria casa, fuori dal proprio orticello, dalla propria città e dal proprio Paese. Lo spettacolo rimarca, una volta di più, che Palermo e la Sicilia sono mondo, come il resto del mondo, che lo si voglia o meno. E con questo mondo deve fare i conti, siano essi di riflesso o di reflusso e risacca, perché il mare d’acqua che ci circonda è ormai invaso da estremi drammi e falsità persino più inquinanti e menzognere di questo mare di plastica dove rischiamo di annegare.
Uno spettacolo decisamente da vedere e da riproporre, dove Emma Dante comunica le proprie visioni apparentemente senza trama ma di una eloquenza e suggestione particolarmente coinvolgenti, evocative ed educative.
Extra moenia
Uno spettacolo di Emma Dante
Con Verdy Antsiou (il migrante), Roberto Burgio (il militare), Italia Carroccio (la donna che cerca casa,) Adriano Di Carlo (il ferroviere), Angelica Di Pace (l’innamorata), Silvia Giuffrè (la donna iraniana), Gabriele Greco (calciatore), Francesca Laviosa (la donna ucraina), David Leone (il figlio della famiglia religiosa), Giuseppe Marino (calciatore), Giuditta Perriera (Maria), Ivano Picciallo (il padre della famiglia religiosa), Leonarda Saffi (la madre della famiglia religiosa / la vittima dello stupro), Daniele Savarino (l’innamorato)
Luci Luigi Biondi, assistente ai movimenti Davide Celona, assistente di produzione Daniela Gusmano, coordinamento dei servizi tecnici Giuseppe Baiamonte, capo reparto fonica Giuseppe Alterno, elettricista Marco Santoro, macchinista Giuseppe Macaluso, sarta Mariella Gerbino, amministratore di compagnia Andrea Sofia
Produzione Teatro Biondo Palermo, in coproduzione con Atto Unico – Carnezzeria, in collaborazione con Sud Costa Occidentale, coordinamento e distribuzione Aldo Miguel Grompone, Roma
(Foto di Rosellina Garbo)