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Attualità

Crisi finanziaria dei Comuni siciliani, l’allarme di Anci e Cgil

di Bianca Giunta -





La crisi finanziaria dei Comuni siciliani assume contorni sempre più drammatici, tanto da configurarsi come una vera e propria emergenza economica e sociale. A lanciare l’ennesimo grido d’allarme è Paolo Amenta, presidente dell’ANCI Sicilia, che sottolinea come “da anni l’associazione sia impegnata su più fronti per affrontare il dissesto crescente degli enti locali, una condizione che mette a rischio la continuità dei servizi essenziali per i cittadini e l’equilibrio finanziario delle amministrazioni”.

Un problema che, secondo Amenta, non riguarda più solo la gestione contabile ma il futuro stesso delle comunità locali. “Il numero dei Comuni in dissesto e predissesto – spiega – continua a crescere in modo allarmante. Per questo abbiamo ottenuto l’apertura di un tavolo tecnico nazionale dedicato al “caso Sicilia”, con la partecipazione del Ministero dell’Economia, della Ragioneria Generale dello Stato e di Anci nazionale. È un passo decisivo per porre la questione al centro dell’agenda istituzionale del Paese”.

Fondi, perequazione e riforme

Sul piano regionale, l’Anci chiede un aumento del Fondo per le Autonomie locali e il superamento del criterio della spesa storica nel riparto del Fondo di Solidarietà, per approdare a un sistema basato sui fondi di perequazione.

“Dai calcoli condivisi con il Ministero dell’Economia – aggiunge Amenta – emerge la possibilità di destinare fino a 150 milioni di euro aggiuntivi ai Comuni siciliani. Una cifra che potrebbe ridare ossigeno alle casse di decine di enti in difficoltà”.

Ma l’Anci chiede anche una riforma urgente della normativa su dissesto e predissesto, considerata ormai inadeguata: “Molti Comuni, dopo essere usciti formalmente dal dissesto, ricadono nella stessa condizione pochi mesi dopo. Servono strumenti normativi più efficaci per garantire stabilità e sostenibilità nel tempo”.

L’allarme dei sindacati: “Senza liquidità i Comuni collassano”

A raccogliere l’appello è anche la Cgil Sicilia, che insieme alla Cgil Ragusa evidenzia una situazione particolarmente critica nel territorio ibleo, dove sette Comuni su dodici sono in dissesto o predissesto.

“È un problema gravissimo – affermano il segretario regionale Alfio Mannino e quello provinciale Giuseppe Roccuzzo – che rischia di compromettere il tessuto sociale ed economico dell’intera Regione. I Comuni non riescono a pagare stipendi, a garantire i servizi essenziali e a sostenere le cooperative sociali, che a loro volta non riescono più a retribuire i lavoratori”.

I sindacati chiedono al Governo e ai parlamentari siciliani di inserire nella prossima legge di bilancio una norma straordinaria che permetta agli enti locali di accedere a risorse di liquidità tramite la Cassa Depositi e Prestiti, per un ammontare complessivo di 150 milioni di euro. “È la mancanza di liquidità – spiegano Mannino e Roccuzzo – a rendere impossibile il risanamento. Lo strumento del dissesto, così com’è, non funziona più: in oltre la metà dei casi i Comuni non riescono nemmeno ad approvare un bilancio riequilibrato”.

Un’emergenza che tocca i cittadini

La crisi degli enti locali non è solo un problema di numeri: le conseguenze si riflettono direttamente sulla vita quotidiana dei cittadini. Dalla raccolta rifiuti ai servizi sociali, passando per la manutenzione urbana e l’assistenza scolastica, molti Comuni non sono più in grado di garantire prestazioni minime.

“Il rischio – conclude Amenta – è che la Sicilia diventi una regione a due velocità: quella dei Comuni che riescono a sopravvivere e quella, sempre più estesa, degli enti che scivolano nel collasso amministrativo. Serve una risposta immediata, concreta e strutturale. Senza di essa, la tenuta democratica e sociale dei nostri territori è davvero in pericolo”.