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Cronaca

Trovato dopo 19 giorni di ricerche il corpo di Marianna Bello, inghiottita dal nubifragio dello scorso primo ottobre a Favara

di Francesca Gallo -





Dopo 19 giorni di ricerche è stato rinvenuto stamattina nel territorio della provincia di Agrigento il corpo di Marianna Bello, la donna di cui si erano perse le tracce lo scorso primo ottobre, in occasione del violento nubifragio che si era abbattuto su Favara. 

Cadavere rinvenuto in un fitto canneto da alcuni cacciatori

A fare la macabra scoperta un gruppo di cacciatori impegnati in una battuta di caccia domenicale che, improvvisamente, in una zona impervia e difficile da raggiungere, tra Cannatello e Zingarello, notano il cadavere. Stando alle prime ricostruzioni – il corpo della donna si trovava in un fitto canneto nei pressi del fiume Naro, in prossimità del suo sfocio a mare.

Scattata la segnalazione, sul posto sono intervenuti Vigili del Fuoco, forze dell’ordine, personale sanitario, il PM Gaspare Bentivegna e il capo di gabinetto Carlo Mossuto. E’ stato subito accertato che si trattava di Marianna Bello. Il riconoscimento è avvenuto da parte di alcuni familiari che, appresa la notizia, hanno raggiunto il luogo. L’hanno riconosciuta grazie ad un tatuaggio che la donna aveva sul polso. 

Venti giorni di ricerche ininterrotte

Le ricerche della trentottenne di Favara, mamma di tre bambini, andavano avanti ininterrottamente da quasi venti giorni. La macchina dei soccorsi in tutto questo tempo non si è mai arresa, nonostante le difficoltà del territorio e le condizioni meteorologiche avverse. Le piogge dei giorni scorsi avevano contribuito a modificare lo scenario del vallone rendendo ancora più complicate le ricerche, ma il comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza aveva deciso di andare avanti.

Le attività di ricerca non si sarebbero fermate. Più volte il Sindaco di Favara, Antonio Palumbo, in questi venti giorni lo aveva ribadito nel corso dei vertici del Centro di Coordinamento Soccorsi, ringraziando i suoi concittadini per il grande cuore dimostrato: dal cibo offerto ai volontari, all’impegno diretto di chi, come i cacciatori del circolo Il Nibbio, ha messo a disposizione esperienza e conoscenza del territorio. 

“La mia gratitudine – dichiara Antonio Palumbo – va a uomini e donne che si sono spesi senza sosta per giorni in operazioni di ricerca delicate, in zone difficili da raggiungere e a volte pericolose”.

La macchina dei soccorsi

Le squadre dei soccorritori che per oltre due settimane hanno visto impegnati Vigili del Fuoco, Protezione Civile, Polizia, cani molecolari dei Carabinieri, volontari e mezzi per il movimento terra, sotto il coordinamento del prefetto di Agrigento, Salvatore Caccamo, hanno scandagliato in lungo e in largo il percorso che dalla piazza Libertà, in pieno centro a Favara, dove la donna si trovava quel mercoledì mattina al momento dell’alluvione, porta al depuratore comunale. Ispezionato, palmo a palmo, il corso d’acqua, nel tentativo di seguire ogni possibile traccia che potesse condurre al ritrovamento della donna. Un’area vasta che in questi venti giorni aveva restituito alcuni oggetti appartenenti a Marianna Bello: la giacca, il portafogli, una scarpa, la borsa, i documenti, il telefono cellulare.

La famiglia annuncia esposto alla Procura

Stamattina il rinvenimento del corpo di Marianna Bello, le cui ricerche hanno tenuto con il fiato sospeso un’intera provincia e la comunità di Favara che ogni giorno ha sperato nel suo ritrovamento. Nelle scorse ore era stata proprio la famiglia, nella fattispecie, la sorella e il marito della donna, a decidere di intervenire pubblicamente, chiedendo il proseguimento delle operazioni per dare un luogo di riposo certo e degno alla congiunta. 

Marianna Bello, vittima dell’ennesimo nubifragio che devasta territori, inghiotte e trascina via tutto ciò che incontra, adesso avrà una degna sepoltura e un luogo dove i figli e la famiglia potranno andare a piangerla.

I familiari, intanto, annunciano un esposto alla Procura della Repubblica per accertare eventuali responsabilità: dal colore dell’allerta meteo di quel tragico primo ottobre allo stato di manutenzione del convogliatore delle acque in cui è stata risucchiata la sfortunata donna.