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Agricoltura

Un anno fa la Sicilia in preda ai roghi. Per contrastare gli incendi ci vogliono volontà e risorse

di Dora Di Cara -





Il 2023 è stato l’annus horribils per le foreste siciliane. Secondo i dati forniti dall’ARPA, l’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente, sono andati distrutti dal fuoco più di 57 mila ettari  di territorio, di cui 11 mila e 500 a copertura esclusivamente forestale. 

A soffrire di più la provincia di Palermo che, con 3.186 ettari distrutti, da sola rappresenta circa un terzo del totale nazionale delle superfici forestali percorse da incendio. 

Particolarmente efferati gli incendi “a tenaglia” che hanno circondato la Conca d’Oro sfiorando la città non senza aver causato gravi danni e purtroppo anche vittime.  Si rimane stupiti da come sia stato possibile che persino Monte Pellegrino, riserva naturale, autentico Santuario, sia in senso ambientalistico che religioso, ospitando le sacre reliquie della Santuzza, sia stato aggredito. 

Del resto l’altro Santuario cittadino, all’altro capo della città, il convento di Santa Maria di Gesù che ospita le spoglie di San Benedetto il Moro, l’altro patrono della città, ha subito sorte peggiore, rimanendo gravemente danneggiato dai roghi. 

Abbiamo chiesto a Vincenzo Lo Meo, già dirigente forestale, una lunga esperienza proprio nella gestione delle emergenze del servizio antincendio boschivo, arricchita da una lunga attività di amministratore pubblico ma soprattutto grande competente di botanica materia che ama molto e a cui si dedica con passione.

La Sicilia sembra particolarmente vulnerabile al fenomeno degli incendi
“Infatti lo è. Partiamo dalle cause predisponenti. Il clima, che d’estate è caldo e secco. La vegetazione, che quando è abbandonata diventa combustibile da incendio.  La mancata cura e coltivazione di terreni agricoli ha accelerato questo processo. Poi ci sono le cause scatenanti.  Che sono complesse e di difficile individuazione, legate al tipo di rapporto con il territorio”.

Che significa questo?
“Che il bosco è considerato un bene non produttivo. In Trentino, per esempio, i boschi forniscono legno pregiato in grado di produrre reddito, come quello per realizzare i violini. Qui invece il bosco è di tipo protettivo, non produttivo. Ossia esiste per la maggior parte come bene demaniale, allo scopo di proteggere il suolo, quindi come spesso accade qui si trasforma in res nullius. Basti pensare che in Sicilia solo il 42% appartiene ai privati mentre la media nazionale è del 60%”.

Quanta superficie boschiva recentemente è andata in fumo?
“Su un totale di più di 258 mila ettari di boschi alti, gli ultimi cinque anni hanno visto una perdita di 26 mila e 500 ettari con una media annua di 5 mila e 300 ettari. La sola provincia di Palermo è stata interessata addirittura del 23% del totale regionale”.

È ormai chiaro che si tratta per la maggior parte dei casi di incendi dolosi. 
“Assolutamente si. Il 75% è di natura dolosa, il 10% di tipo colposo e solo il 5% (il resto è considerato non classificabile) è dovuto a cause naturali e accidentali”.

Chi,  e perché, ha interesse a fare questo?
“Sono motivi complessi e di difficile definizione. Una parte è certamente conseguenza di gesti vendicativi o di disturbo. Una buona parte a piromani”.

Nel novero dei piromani si considerano quelle persone che così volevano ottenere terreni edificabili o da adibire a pascolo o anche, come sostenuto, da personale della Forestale interessato a ottenere il rinnovo del contratto di lavoro?
“No,  perché sono state varate leggi che vietano queste attività dopo gli incendi, tra cui proprio il rimboschimento, per cinque anni.  I piromani sono proprio persone che soffrono di questa precisa patologia, e sono egualmente presenti in tutti i Paesi”.

Che cosa si può fare per prevenire?
“Per prima cosa individuare le aree a rischio. Poi azioni mirate a ridurre le cause, il potenziale innesco e mitigare i danni conseguenti, interventi colturali mirati. La lotta attiva, con attività di ricognizione, sorveglianza avvistamento e spegnimento con mezzi da terra e aerei”.

La Regione Siciliana mette in atto queste pratiche?
“Non è facile. Dei 250 milioni di euro disponibili, l’85% è destinato al personale. Resta poco per mezzi e strutture”.

È il caso di dire che la situazione fa acqua da tutte le parti. E non è nemmeno acqua utilizzabile per spegnere il fuoco.

(Foto di Egor Vikhrev su Unsplash)