Concorso scuola: candidati in giro per la Sicilia in mille rinunciano
Circa 40mila candidati per mille aspiranti insegnati fanno ping pong tra le province della Sicilia. I ragusani devono andare a Palermo, i trapanesi corrono a Siracusa. E così il concorso scuola si apre tra mille polemiche: perché gli aspiranti candidati per un posto da insegnante sono stati dirottati da un angolo all’altro della Sicilia per sostenere l’esame.
La colpa? È dell’algoritmo che individua la sede dell’esame: questo utilizza come criterio di assegnazione della sede quello dell’ordine alfabetico per cognome.
Ciò significa che chi ha un cognome che inizia con le prime lettere dell’alfabeto ha maggiore possibilità di sostenere l’esame di concorso nella provincia di residenza, mentre per chi si trova in fondo all’alfabeto, la sede d’esame sarà scelta lontano da casa. E così, per la prima prova per la scuola dell’infanzia e la scuola primaria, tenutasi nella mattinata di ieri, ha visto una pioggia di rinunce.
Sui 3.800 candidati che dovevano sostenere l’esame, oltre mille hanno deciso di non partecipare. Il problema è legato appunto allo spostamento: in molti hanno viaggiato, altri si sono presentati in trolley all’esame per aver pernottato fuori casa, o ancora hanno passato ore in treno per poter rispondere alla chiamata. E in molti, anche tra i candidati, hanno lamentato questo dirottamento e, in particolar modo, il criterio con cui le sedi vengono scelte. Eppure, per il direttore dell’ufficio regionale scolastico Giuseppe Pierro questa “è una polemica che lascia il tempo che trova”. Perché, spiega, “in nessuna regione si possono fare esami sotto casa”. Solo per le donne in gravidanza, quelle in allattamento, e per i candidati che assistono i disabili con la legge 104, la sede è stata modificata. Per tutti gli altri, dice Pierro, “c’è il pullman”. Ricordiamo che in Sicilia sono 40mila i candidati per mille posti da insegnante. Un numero molto alto, che si spiega nella legge che obbliga i vincitori di concorso a rimanere nella sede di ruolo per un minimo di tre anni. per questo tanti siciliani hanno scelto di non essere selezionati per il Nord, ma di rimanere sull’Isola. A spiegarlo Adriano Rizza, segretario della Flc Cgil Sicilia. “È evidente che l’attuale difficoltà a rientrare a casa, ha spinto la stragrande maggioranza degli aspiranti docenti siciliani a partecipare per i posti messi a concorso nella propria Regione e non nelle Regioni del Centro Nord dove ci sono più possibilità. La legge, infatti, obbliga i vincitori di concorso a rimanere nel posto in cui vengono immessi in ruolo per almeno 3 anni. Una norma, quella del vincolo, ingiusta e penalizzante soprattutto per i docenti meridionali che la Flc Cgil sta contrastando in tutti i modi possibili, ma che rischia di aggravarsi ulteriormente poiché le Regioni, grazie al disegno di legge a firma del ministro Calderoli sull’autonomia differenziata, avranno la possibilità di legiferare anche sulla mobilità sicuramente peggiorando l’attuale condizione”.