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Comune in dissesto? Pantalone paga! Ma ora c’è il nuovo modello Balestrate

di Redazione -





Cosa significa un comune in dissesto? Il Comune che va in dissesto non può contrarre nuovi mutui – con eccezione dei mutui finanziati dallo Stato e contratti per il risanamento dell’ente locale dissestato, nonché mutui con oneri a totale carico dello Stato o delle regioni-. Si troverà a gestire le entrate correnti per far fronte al pagamento delle spese necessarie e non straordinarie (niente feste, festini e altro, comprese le patronali che, in Sicilia, sono eventi particolarmente sentiti). Per le imposte comunali e le tasse locali – diverse dalla tassa per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani (TARI) – le aliquote e le tariffe di base sono aumentate nella misura massima consentita per cinque anni – il tempo in cui vale la delibera di dichiarazione del dissesto – e, dunque, per tutto quel periodo non si potranno disporre eventuali riduzioni. Il dissesto toccherà i servizi sociali comunali: i servizi domiciliari agli anziani e ai disabili o il trasporto scolastico i cui costi di gestione, in tutto o in parte, dovranno essere sopportati dalle famiglie. Paga Pantalone, dunque. Paga il Cittadino (quello onesto in particolare). Perché si sobbarca l’incapacità di spendere di chi lo ha amministrato (o lo amministra). Le cause principali di un dissesto? Irregolarità contabili, perdite delle società partecipate, mancati accantonamenti per rischi e spese elevate ed anche la ridotta capacità di riscossione (il cittadino non paga le tasse, nessuno lo obbliga a farlo e così non cala il consenso). Causa generalizzata e diffusa in molti comuni dell’Isola dove il contribuente improbo pagherà dopo (a dissesto dichiarato, cioè) ciò che non gli è stato fatto pagare prima mentre quello probo dovrà sobbarcarsi tasse più esose per il menefreghismo (ed il pressapochismo) altrui. Gli enti locali siciliani, sono in acclarata crisi. Tra debiti, dissesti, pre-dissesti, piani di riequilibri finanziari e spopolamento. Quest’ultima spesso, conseguenza di tutto il resto. Per fortuna, ci sono anche segnali che vanno in direzione opposta. Balestrate, ad esempio, uno dei territori colpiti da spopolamento in un’Isola che in dieci anni ha visto diminuire la propria popolazione di 310 mila residenti e non solo nelle aree rurali. Balestrate (Sicciara in siciliano) è un comune della cintura dell’area metropolitana di Palermo, di poco più di 6.000 abitanti. A Balestrate si propone un nuovo modello di sviluppo, tra cittadini e amministratori, per combattere lo spopolamento e non piombare in crisi e default. È nata una ‘cooperativa di comunità’ che significa un’aggregazione di cittadini, professionisti e aziende che promuovono e valorizzano le eccellenze locali, salvaguardando i servizi e creando nuove opportunità in sinergia, appunto, con gli enti di governo locale e del tessuto produttivo: Terre delle Balestrate. Al di là del merito di questa idea -inteso come cuore e anima di essa- quello che conta è il metodo adoperato. Ed il segnale che arriva da Balestrate: cittadini in forma singola, professionale o associativa, insieme, creando forme di aggregazione nei territori. Un metodo semplice, forse troppo per menti arzigogolate come quelle di molti governanti locali in Sicilia, che preferiscono contorcersi invece di migliorare le proprie città.