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Cronaca

Colpo alla mafia imprenditrice catanese gestita dal clan Pillera-Puntina

di Alessandro Fragalà -





Un duro colpo a quella che viene denominata mafia imprenditrice.
Sequestro da 1,25 milioni di euro e misure cautelari per 10 persone, 4 in carcere (Antonio Alfio Messina, Antonino Zingale, Silvestro Zingale e Santo Finocchiaro) e 6 ai domiciliari, accusate di bancarotta fraudolenta, riciclaggio e autoriciclaggio, con l’aggravante dal metodo mafioso per agevolare il clan Pillera-Puntina. È il risultato dell’operazione della guardia di finanza di Catania, denominata “Filo conduttore”, cominciata dopo fallimento, nel 2018, di una società di Pedara, la Dosian, attiva nell’installazione e manutenzione di impianti telefonici. 

Le indagini hanno permesso di ricostruire un complesso schema di distrazioni di beni e proventi dalle società fallite a favore di nuove imprese riconducibili poi al clan mafioso. In particolare, sono state individuate 4 società, tutte in provincia: La Catania Impianti di Trecastagni (CT), nata per sostituirsi alla società fallita di Pedara; la Af impianti di Mascalucia, il cui socio unico è legato alla famiglia Pillera; la Telenet di Misterbianco, costituita ad hoc e formalmente rappresentata da un prestanome e, infine, una società appaltante dei servizi. Le prime tre società, sebbene apparentemente autonome, erano in realtà controllate dalla stessa compagine gestionale legata al clan Pillera. Attraverso queste società, i proventi illeciti sono stati riciclati e reinvestiti in attività legali attraverso uno schema ben preciso che prevedeva il progressivo depauperamento dei contratti di prestazione di servizi in essere con un importante operatore economico nel settore delle telecomunicazioni, dirottati verso le due nuove realtà.

Le indagini hanno permesso di ricostruire la galassia di società operanti nel settore delle telecomunicazioni in sub-appalto, tra cui le 4 imprese menzionate, risultate riconducibili a persone legate al clan mafioso “PILLERA-PUNTINA” da vincoli di sangue e solidarietà criminale. Queste aziende sarebbero state utilizzate come strumenti di riciclaggio per immettere i beni e i proventi distratti dalle società poi fallite. È infine emerso che gli affidamenti alla società di Trecastagni in amministrazione giudiziaria non sono stati completamente azzerati solo grazie alla volontà di alcuni soggetti integrati nell’organico della stessa e di alcuni dirigenti e lavoratori dell’operatore economico appaltante.