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Colossi mondiali nei centri storici: Comuni divisi in tutta la Sicilia

di Redazione -





Nessun vincolo grava sull’apertura dei grandi negozi nei centri storici della Sicilia, a stare alle previsioni del governo regionale contenute in un articolo della manovra finanziaria ormai pronto per essere votato dall’Ars. La superficie delle attività commerciali non alimentari vedrà così triplicarsi non solo nelle grandi città, dove passerà da 200 a 600 metri quadrati, ma anche nei centri con meno di 100 mila abitanti che avranno un’area non più di 150 ma di 450 metri quadrati. Artefice è l’assessorato alle Attività produttive che, con tale iniziativa, punta a incentivare lo shopping in centro attraverso le grandi catene internazionali pronte ad investire nell’isola. Un esempio su tutti: l’apertura, fino ad oggi impossibile, di Decathlon e Ikea in Via Roma a Palermo. Ma interessati sono anche McDonald’s, Starbucks, Arcaplanet, Deichmann, Ovs, Rayban, Lash. I grandi marchi anche internazionali insomma potranno sbarcare nei centri storici senza dover ricorrere a licenze esistenti.

Attualmente infatti non è possibile ottenere nuovi via libera su grandi superfici a meno di acquistare licenze già in vigore, come nel caso di Lidl di Via Roma a Palermo che ha aperto dove una volta c’era la Rinascente. Negli anni il Consiglio comunale del capoluogo aveva chiesto più volte alla Regione di modificare la norma, così da consentire l’arrivo di brand nazionali e internazionali interessati al centro storico. L’Ars per il momento si è fermata a 600 metri quadrati, cioè meno della metà di quanto chiesto dal Civico consesso che, la scorsa estate, aveva proposto un balzo a 1500 metri quadrati. Nonostante ciò si sta comunque offrendo la possibilità ai centri storici di tornare ad essere cuore pulsante dell’economia cittadina come nel caso sempre di Via Roma a Palermo punteggiata di negozi vuoti. Ma lo shopping ed il passeggio in centro non sarebbero gli unici punti a favore della norma in attesa di approvazione. Aumenterebbero anche i posti di lavoro, gli introiti provenienti dai posteggi a pagamento e si darebbe un duro colpo al problema della desertificazione cittadina. Insomma si attuerebbe in Sicilia quanto è in vigore da tempo in gran parte dei Comuni europei che hanno già liberalizzato il commercio al dettaglio. Ma cosa accadrebbe ai piccoli commercianti che rischiano d’essere fagocitati dalle grandi catene? Quale futuro è riservato ai caratteristici centri cittadini che si vedrebbero snaturare? In sostanza siamo davanti a una norma cucita sui bisogni di Palermo e di poche altre grandi città? I dubbi in queste ore sono tanti e dare una risposta certa e definitiva sembra impossibile.

Secondo l’assessore alle Attività produttive Edy Tamajo è necessario un cambio di marcia, con la certezza che le nuove aperture possano convivere con i negozi storici che rappresentano la tradizione dei territori. Si verrebbe anche a creare un panorama economico adeguato nello sforzo di favorire l’impegno delle piccole attività, molte delle quali costrette a chiudere i battenti proprio a causa del fenomeno della desertificazione. Rassicurazioni che però sembrano non convincere l’esercito dei contrari che si aspettavano almeno un confronto diretto prima del voto definitivo che segnerà per sempre il commercio. C’è chi dice che si sta pensando solamente a via Roma a Palermo, principale asse commerciale cittadino, senza considerare tutti gli altri Comuni che non potranno mettere parola su tale stravolgimento commerciale. La norma regionale, se approvata, prevarrebbe infatti su quella comunale interessando anche gli altri Comuni siciliani. Si tratterebbe di un “regalo” confezionato ed inviato ai proprietari dei negozi e alle catene che vogliono aprire nei piccoli e medi comuni in barba alla salvaguardia dei centri storici e dei piccoli esercenti.