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Cultura

“Ciatu de lu me cori”: a Pollina il murale che fa parlare la voce ribelle della Sicilia

di Redazione -





C’è un respiro antico che si leva dai muri del Parco Urbano di Pollina. È un “ciatu”, un soffio, ma anche un grido: quello di Rosa Balistreri, la cantastorie dell’anima, la voce che ha saputo trasformare la miseria in poesia, la rabbia in canto, la sofferenza in coscienza collettiva. Il nuovo murale firmato da Igor Scalisi Palminteri non è solo un’opera d’arte: è un atto politico, un gesto poetico, un abbraccio alla memoria. Intitolato “Ciatu de lu me cori”, questo intervento visivo rende omaggio a una delle figure più profonde e scomode della cultura siciliana. Una donna che ha attraversato la storia con le corde vocali tese come fili di denuncia, e con l’anima radicata nel dolore e nella speranza del Sud.

Palminteri, artista che da tempo dipinge volti che parlano al presente, restituisce a Rosa il corpo simbolico che la Storia le ha talvolta negato. La rappresenta con la dignità cruda che le è appartenuta, “una ferita che canta” – così la definisce lui stesso – in un’opera che si fa carne collettiva, coscienza pubblica. Il Comune di Pollina, ancora una volta, sceglie la cultura come via maestra per rigenerare il proprio paesaggio umano e urbano. Dopo il murale dedicato ad Andrea Camilleri, questa seconda tappa artistica nel Parco Urbano si inserisce in un disegno più ampio di riqualificazione che, come ha affermato il sindaco Pietro Musotto insieme all’assessore Giuseppe Scialabba, mette al centro simboli autentici della sicilianità, della libertà e della resistenza. La scelta di Rosa Balistreri – donna, artista, combattente – è potente e necessaria. In un tempo che ha spesso dimenticato le radici popolari e le voci fuori dal coro, darle un volto sui muri significa farla tornare a camminare tra la gente. E non solo: significa parlare alle nuove generazioni con parole di dignità, di terra, di ribellione dolce e feroce.

«A te, Rosa, che hai raccolto il pianto antico della nostra isola e l’hai trasformato in grido civile», scrive Palminteri. Parole che scolpiscono, più ancora dei pennelli, il senso di questo gesto artistico. In fondo, “Ciatu de lu me cori” è più di un murale: è un atto d’amore verso la Sicilia che non si arrende, che canta le sue ferite, che riscrive la propria bellezza a partire dalle sue contraddizioni. È un modo per ricordare che ogni borgo, ogni muro, ogni angolo dimenticato può tornare a parlare — se gli si restituisce la voce giusta. E Rosa, oggi, quella voce la riacquista tra le colline di Pollina.