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Catania, sul futuro del porto si spacca la maggioranza

di Redazione -





Migliorare la città, migliorare le infrastrutture rendendole moderne e funzionali, ma a quale prezzo? Dibattito aperto e complesso questo che a Catania è riuscito a dividere la plebiscitaria maggioranza che appoggia il sindaco Enrico Trantino. Maggioranza che si è divisa nell’ultimo, infuocato, consiglio comunale dedicato alla questione Porto di Catania. Un consiglio straordinario che trae spunto dall’interrogazione, diventata poi mozione, presentata dal Mpa con la consigliera Serena Spoto come prima firmataria. Per cercare di comprendere i temi del dissidio è necessario fare un passo indietro fino alla fine del mese di ottobre quando l’autorità di sistema ha pubblicato un bando con oggetto la realizzazione del terminal crocieristico nel porto di Catania e l’affidamento in appalto (o concessione) per venticinque anni di tutti i servizi del porto di Catania e di Augusta.

Un bando che nasce da una proposta di “Project financing” tradotto “finanza di progetto” presentata da una società che ha sede a Palermo e che ha ristrutturato il porto del capoluogo regionale. Chi vincerà l’appalto realizzerà il terminal crocieristico e gestirà non solo il terminal ma tutti i servizi del porto sia di Catania che di Augusta per ben venticinque anni. Ed è qui che si trova il nodo principale della questione e anche i dubbi della buona parte del consiglio comunale. Nessun diniego, bipartisan, verso la realizzazione del terminal crocieristico e della stazione marittima; i dubbi, che sono poi l’oggetto principale della mozione presentata dal Mpa, risiedono nell’aver accorpato in unico bando la realizzazione delle opere e la gestione, per venticinque anni, del porto di Catania e di quello di Augusta. Un caso singolare anche in riferimento a quanto avvenuto in altre città come Ravenna e Cagliari, così come ricordato dalla stessa consigliera Spoto nel suo intervento in consiglio. Un accorpamento che, secondo i firmatari della mozione, rende la gara “mostruosa” nel senso che diventa di difficile partecipazione per le piccole e medie imprese che magari già operano all’interno dei due porti e che non potrebbero gestire, senza l’ausilio di grandi imprese nazionali e internazionali, la gestione. A questi dubbi si aggiunge anche quello legato a chi sta promuovendo il progetto e che, per legge, ha una prelazione rispetto agli altri. In sostanza sembra una gara che, non ancora cominciata, ha già un vincitore in barba a qualsiasi principio di concorrenza. Questo il punto di vista della politica, diametralmente opposto a quello di chi gestisce attualmente il porto di Catania.

 
“Abbiamo provato a spiegare la bontà della nostra iniziativa – spiega Francesco Di Sarcina, presidente dell’Autorità portuale di Catania – che ci permetterà di proiettare questo porto agli standard qualitativi di altri porti siciliani. Lo faremo attraverso l’introduzione di numerosi nuovi servizi che introdurranno numerosi posti di lavoro e ci permetteranno di recuperare un gap occupazionale. Questo anche grazie alla durata della gestione che produrrà, per i lavoratori, una sicurezza di almeno 25 anni. Evidentemente non si è compresa la bontà dell’iniziativa, ma forse solo perché non c’è stato abbastanza tempo per studiare le carte”.

 
Alle accuse sul non aver voluto affrontare l’argomento, invece, ha risposto direttamente in consiglio il sindaco Trantino, sottolineando il proficuo e serrato rapporto con l’autorità portuale; ribadendo, peraltro, anche che la competenza in materia è solo ed esclusivamente dell’autorità e non del primo cittadino o dell’amministrazione. Ma cosa succederà a questo punto? La palla, piuttosto bollente, passa adesso al sindaco Enrico Trantino che dovrà, anzi potrà prendere atto o meno della decisione del consiglio di approvare la mozione presentata dalla Spoto. Tecnicamente il primo cittadino non ha alcun obbligo nei confronti del consiglio perché non si tratta né di una determina, né di una delibera. Si tratta solo di un atto politico, molto chiaro peraltro, votato da buona parte della maggioranza (Mpa, Forza Italia, Dc, due esponenti di Fratelli D’Italia ) e dall’opposizione; bocciato, invece, dalla maggior parte dei consiglieri di Fratelli d’Italia e dalla Lega. Per tirare le somme: diciannove favorevoli, nove contrari e due astenuti. La sostanza è che il consiglio comunale, ovvero la trasmigrazione della città nelle istituzioni, ha chiesto al sindaco di impegnarsi affinché l’autorità portuale decida di rinviare o, addirittura, di annullare questo bando in scadenza il prossimo 29 dicembre.