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Catania si indigna e chiede sicurezza, ma mancano le forze

di Alessandro Fragalà -





È una Catania ancora incredula e sbigottita quella che, distratta dai giorni della Festa di Sant’Agata, si trova a chiedere sicurezza e a riflettere su quanto accaduto il 30 gennaio nei bagni della villa Bellini dove una ragazza di appena 13 anni è stata violentata davanti agli occhi del suo fidanzato, un diciassettenne bloccato e percosso da un branco di egiziani.

Convalidati gli arresti per tutti e sette i giovani egiziani accusati della violenza. Il gip aveva inizialmente confermato la misura cautelare della custodia in carcere per i tre minorenni, due dei quali ritenuti, sulla base delle accuse della vittima, gli esecutori materiali dello stupro, sebbene abbiano tentato di difendersi davanti al gip. Inchiodati anche dal fidanzatino di 17 anni, che era stato picchiato e immobilizzato, e da un componente del branco. La stessa decisione, dunque, è stata presa anche per i quattro indagati maggiorenni: per tre il gip ha disposto il carcere, mentre per il quarto – il supertestimone che ha fornito indicazioni su responsabili e modalità – il gip di Catania ha confermato gli arresti domiciliari, con l’utilizzo del braccialetto elettronico. Un provvedimento che nasce dalla possibilità di reiterazione del reato e dalla pericolosità sociale degli autori del crimine. Il gip descrive gli indagati come “poco avvezzi al vivere civile”, sottolineando come in assenza della disperata reazione della ragazza, la violenza sarebbe proseguita.
Questa la cronaca. Ma questa vicenda non è solo cronaca, è molto di più. C’è una Catania finalmente indignata che chiede alle istituzioni una riflessione e un deciso cambio di passo nella gestione della sicurezza. I problemi, però, non mancano.

I cittadini di Catania chiedono sicurezza

Perché sei i cittadini chiedono maggiore sicurezza, chi la sicurezza la deve garantire, le forze dell’ordine, lancia un grido d’allarme significativo. “Le unità in servizio nella provincia, ed in particolar modo nel capoluogo – spiegano i rappresentati del Siulp, il sindacato di Polizia – con abnegazione ed altissimo senso del dovere stanno cercando in tutti i modi di sopperire alla mancanza di personale con turnazioni che li vedono impegnati, oltre che nelle attività burocratiche (rilascio passaporti, permessi di soggiorno…), lottare ‘quasi a mani nude’ con le indagini di polizia giudiziaria, col terrorismo internazionale, con l’Ordine Pubblico e il controllo straordinario del territorio”. Un problema atavico e di difficile soluzione: ”È inaccettabile – proseguono i sindacati di polizia – che Catania registri una carenza di personale nella sola Polizia di Stato che supera il 10%, privilegio condiviso con tutte le altre Forze dell’Ordine”. I catanesi, in questi giorni, hanno chiesto a gran voce che il parco comunale venga presidiato maggiormente dagli agenti. Ma lo stesso identico problema che vivono i corpi di stato, lo vive anche il corpo di polizia municipale della città di Catania che, come conferma l’assessore al ramo Alessandro Porto, vive ormai da tempo una carenza di organico a cui, però, si vuol provare a trovare rimedio. “Entro la fine dell’anno – assicura l’assessore – tramite concorso saranno assunte 100 unità, ma la speranza è, nel futuro, di farne assumere altri”.

Altro capitolo quello che riguarda le telecamere di sicurezza presenti alla villa: “L’amministrazione – spiega ancora Porto – appena insediata aveva rimproverato al gestore telefonico per la mancanza delle sim. Un problema che stiamo provando a risolvere”. Ma c’è anche l’altra faccia della medaglia. C’è chi punta il dito sulla presenza degli stranieri e sulle comunità in cui i minori alloggiano. “Ieri sera siamo stati costretti a chiedere l’intervento delle forze dell’ordine: sul pianerottolo di una delle nostre comunità, che ospita minori stranieri non accompagnati, si sono presentate troupe giornalistiche che sono entrate nel palazzo e hanno insistentemente cercato di parlare con i nostri operatori e con i cittadini catanesi residenti nello stesso edificio”. A denunciarlo in una nota stampa è la comunità di accoglienza da cui provenivano due dei ragazzi coinvolti nell’increscioso episodio di violenza”.