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Catania: presidi e attività anche senza consultorio

Non si è ancoraa chiusa la vicenda di un luogo 'serrato' con tante polemiche. Il lavoro di sostegno, però, non si è femato

di Redazione -





Sono passate due settimane o poco più dallo sgombero dell’immobile di via Gallo a Catania occupato abusivamente e trasformato nel consultorio “Mi cuerpo es mio” e in uno studentato gestito dall’associazione 95.100. Delle cause e dei motivi che hanno portato allo sgombero ci siamo già occupati, oggi ci vogliamo soffermare su quanto avvenuto dopo che, oggettivamente, con le questioni legali non ha nulla a che vedere. La solidarietà della città di Catania. Come raccontano studenti e attivisti, infatti, la grande solidarietà dimostrata da buona parte della città nei momenti successivi allo sgombero, cresce ogni giorno di più.

Le attività del consultorio di Catania proseguono grazie al supporto di numerose associazioni, gruppi o anche singole persone che hanno deciso di dare una mano, affinché quanto di buono veniva effettuato in via Gallo potesse continuare, anche se in modo diverso. “Sono state mosse accuse di non svolgere alcuna attività sociale, – racconta Virginia, volontaria del consultorio – adesso ci sono quattro nuovi posti in città che ospitano le attività del Consultorio, anche se è emergenziale come soluzione questo ci dimostra quanto sia condivisa la necessità di avere uno spazio come il Consultorio”. è questa rappresenta certamente opinione condivisa anche dall’amministrazione comunale e da chi ha disposto lo sgombero del consultorio. L’attività che svolgeva il consultorio è di fondamentale importanza, ma è evidente che per svolgerla occorrono luoghi non occupati abusivamente.

In questo senso l’amministrazione comunale, come abbiamo già scritto, è già al lavoro per indire dei bandi ad hoc per la gestione dell’immobile di via Gallo e di altri immobili frutto delle confische alla mafia. “Ci stiamo organizzando – continua Virginia – per portare avanti tutte le attività che avevamo immaginato. Vogliamo ringraziare tutte le scuole che ci invitano a continuare il percorso sull’importanza dell’educazione sessuale, ma soprattutto non vediamo l’ora di dare il via ad un progetto a cui lavoriamo da anni per espandere i servizi del consultorio alle periferie”. Nel frattempo, oltre ad una petizione pubblicata su change.org per la condanna dello sgombero, proseguono presidi e incontri dinanzi ai locali che si trovano tra via Gallo e via Sant’Elena. Gli attivisti chiedono una interlocuzione con il sindaco o in consiglio comunale. Una richiesta che ha anche una scadenza: quella del 23 dicembre. In realtà né il primo cittadino, né l’amministrazione e il consiglio possono intervenire in una vicenda e, dunque, in una scelta, quella dello sgombero, decisa dalla magistratura.