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Catania, pestaggio omofobo in un McDonald’s: coinvolto anche un minorenne

di Andrea Scarso -





Calci, pugni, caschi come armi. Una violenza brutale, cieca, nata, secondo gli inquirenti, da frasi a sfondo omosessuale pronunciate dalle vittime. È questo lo scenario ricostruito dalla Squadra Mobile di Catania, III Sezione Investigativa, specializzata nei reati contro la persona.

I fatti risalgono al 26 aprile scorso. Tre ragazzi vengono aggrediti all’interno del McDonald’s di piazza Borsellino. Il motivo? Presunti discorsi omosessuali, considerati una “provocazione” dagli aggressori. I tre giovani finiscono in ospedale con prognosi tra i 7 e i 21 giorni. Sul posto interviene il 118.

Le indagini – basate su testimonianze, video di sorveglianza e contenuti social – hanno portato all’identificazione dei responsabili: due maggiorenni, B.S. (19 anni) e P.C. (21 anni, già detenuto per altra causa), e un minorenne, sul quale procede la Procura per i Minori. Per tutti, l’accusa è pesante: lesioni aggravate, violenza privata, uso di armi, finalità di discriminazione omofoba.

A evitare il peggio è stata una giovane presente nel locale, che ha usato uno spray al peperoncino per disperdere gli aggressori. Provvidenziale anche l’intervento di un operatore ecologico, che ha bloccato uno dei ragazzi mentre tentava di colpire con un casco una delle vittime ormai a terra.

Per i due maggiorenni è scattata la misura cautelare: divieto di uscire da casa dalle 21 alle 6:30. Un atto formale che arriva dopo un episodio che, ancora una volta, accende i riflettori su un’intolleranza che sfocia nella violenza. E su un’urgenza culturale che va ben oltre la cronaca nera.