Leggi:

Attualità

Carceri, la Camera Penale di Catania: “Un suicidio a settimana”

di massimilianoadelfio -





Un dato allarmante e un numero che alza sempre di più l’attenzione sulla situazione nelle carceri dei detenuti in Italia.
Sono stati 30 i suicidi nell’anno appena trascorso, un numero che ci da un valore della vita che vola via, che evidenzia disagio e si contrappone al concetto di recupero e qualità della vita da rispettare.
Un dato che ha trovato il parere della Camera Penale di Catania Serafino Famà, parere che ha voluto consegnare tramite le voci del suo presidente, Avvocato Francesco Antille e il Vice presidente, Avvocato Vittorio Basile.
“È tempo di proporre una commissione di inchiesta – chiosa il presidente Francesco Antille – Troppe carcerazioni e la riforma della cautela è letteralmente fallita e la maggior parte dei detenuti in attesa di giudizio dovrebbe restare ai domiciliari. Altro nodo, non aver più investito nell’edilizia carceraria e i Tribunali di Sorveglianza purtroppo non rispondono alle vere esigenze della domanda di giustizia in esecuzione.
Lo Stato deve mostrare i suoi muscoli perché le strutture penitenziarie annoverano: condizioni di vivibilità assurde e da quarto mondo, senza dimenticare un cronico sotto-organico delle forze di sorveglianza.
Se non si vede la luce oltre il tunnel si rischiano altri morti. Ormai è un appuntamento settimanale con i suicidi in cella – conclude il presidente Antille – molti si sono indignati per le catene della Salis in Ungheria. Ma non esiste solo la Salis e dovremmo guardare un po’ a casa nostra”.
Riflessione che trova il parere anche del Vice presidente della Camera Penale di Catania. l’avvocato Vittorio Basile.
“Qual è il limite alla nostra vergogna? Quale numero dovrà essere raggiunto per pensare che la misura sia colma? O forse pensiamo che non ci riguardi perché in fin dei conti le persone perbene in carcere non ci finiscono e per essere lì qualcosa avranno pur fatto. Eppure se vogliamo continuare a pensare di essere espressione di uno stato di diritto, di un paese civile, di una democrazia occidentale dobbiamo cominciare a guardare nei nostri angoli bui.
E questo è il più buio di tutti. La realtà è che il terribile dato dei suicidi e, più in generale, delle morti in carcere ci riguarda direttamente. Le cause sono tante ed è difficile individuarne una che prevalga sulle altre: le strutture sono fatiscenti e sovrappopolate; la gestione sanitaria è certamente difficoltosa, ed è sostanzialmente del tutto assente per coloro che hanno problemi di natura psichica per i quali l’unica soluzione è la prescrizione di psico-farmaci con l’aumento dello sviluppo delle dipendenze.
L’indifferenza dei governi è quella della freddezza dei numeri dei sondaggi politici sulla presa degli argomenti, e nessuno vorrà mai sporcarsi le mani con le carceri fin quando qualcuno in Europa ci richiamerà ai nostri doveri o alle nostre coscienze, o fino a quando la vergogna non ci avrà finalmente sopraffatto”.