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Attualità

Cannabis in casa. Anche gli studenti etnei dell’UdU per “Io Coltivo”

di Redazione -





C’è anche l’Udu di Catania ( l’unione degli studenti universitari ) tra i promotori dell’iniziativa “Io Coltivo”, una raccolta firme per una proposta di legge popolare che autorizzi e renda legale la coltivazione casalinga della Cannabis. Per poter depositare la proposta occorre avere 50 mila firme e l’iniziativa, a poco più di un mese dal suo avvio, ha già avuto ottimi riscontri con circa 30 mila firme raccolte. La proposta di legge è basata sul modello tedesco: in diversi paesi europei, infatti, si sta portando avanti la decriminalizzazione della coltivazione per uso personale e la legalizzazione dei cannabis club, sulla scia di quanto avviene in Olanda già da diverso tempo.
“Ad oggi la regolamentazione della cannabis nel nostro paese è ancora un tabù, e non ne capiamo i motivi – racconta all’Identità Manuel De Maria, rappresentante dell’Udu catanese – ci stiamo impegnando su questo fronte al fine di sensibilizzare sia l’opinione pubblica sia gli studenti attraverso banchetti informativi sull’argomento”. Ma perché l’unione degli studenti, che fa riferimento alla Cgil, ha deciso di aderire al comitato?
“L’obiettivo – continua a raccontare Manuel – è diffondere l’idea che la regolamentazione della cannabis passi prima di tutto dall’effettiva depenalizzazione del possesso e della coltivazione casalinga della stessa
I benefici sono molteplici: innanzitutto, parliamo di un controllo sulla sicurezza dal punto di vista medico che andrebbe a scongiurare possibili effetti indesiderati o che non hanno niente a che vedere con i principi attivi per i quali oggi la cannabis è utilizzata, specie in ambito medico, ma anche in ambito ricreativo”.
Secondo gli studenti, peraltro, legalizzando la coltivazione casalinga si andrebbe anche a colpire la criminalità organizzata. “Si ridurrebbe lo spaccio di cannabis – continua lo studente – creando un circolo virtuoso con un duplice effetto: diminuzione del traffico illecito e conseguenti introiti fiscali per lo Stato che ne garantirebbero sicurezza e diffusione”.
Ma c’è anche un aspetto sociale nella battaglia che portano avanti gli studenti catanesi insieme a diverse altre associazioni italiane tra cui anche quella che porta il nome di Luca Coscioni, i Radicali, Rifondazione comunista, Più Europa, Potere al Popolo, Giovani Democratici, solo per citarne alcune.
“Si diffonderebbe – conclude Manuel De Maria – l’idea della cannabis come sostanza legale socialmente accettata e non qualcosa che, invece, porta a nascondersi o evadere. Inoltre ne gioverebbe anche l’educazione all’approccio alle droghe leggere e alla prevenzione rispetto ad usi impropri di tali sostanza.
Per farlo, chiaramente, potremmo ispirarci ai diversi modelli europei che hanno già detto di si all’uso regolare della cannabis, come ad esempio l’Olanda.
Ma mai come ora, secondo noi, è necessario diffondere l’idea sociale di cambiamento se è vero che il governo starebbe pensando di attuare ancora maggiori restrizioni all’uso e al possesso delle droghe leggere”.