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Bankitalia: la Sicilia decelera, cresce ma più lentamente

di Redazione -





[di Gabriele Bonafede]
Presentato a Palermo il rapporto “L’economia della Sicilia 2023”.

“Nel 2023 l’attività economica in Sicilia è cresciuta, ma a ritmi molto contenuti e più bassi di quelli dell’anno precedente: secondo l’indicatore trimestrale dell’economia regionale (ITER), il prodotto è aumentato dello 0,7 per cento, in misura lievemente inferiore rispetto al PIL italiano. I segnali di ripresa che si erano manifestati nel primo trimestre si sono attenuati nei mesi successivi. In base alle indicazioni di carattere qualitativo raccolte, la crescita economica sarebbe modesta anche nell’anno in corso.”

Così Bankitalia nel presentare il rapporto “L’economia della Sicilia” (2023) venerdì 28 giugno scorso nella sede Palermo. 

Il rapporto, di 130 pagine, è sviluppato in cinque capitoli principali, oltre al quadro d’insieme, che descrivono l’andamento dell’economia siciliana nel 2023: imprese, mercato del lavoro, famiglie, mercato del credito, finanza pubblica decentrata. Il tutto fornito di grafici approfonditi, benchmark nazionali e territoriali, mappe sui principali poli di sviluppo industriale.

Emanuele Alagna, direttore di Bankitalia Sicilia, in un’intervista a Italpress (Pubblicata da Il Sole 24 Ore qui  ) ha sottolineato che la crescita non è uniforme e che il dato più positivo è quello del mercato del lavoro con l’occupazione a livelli più alti del 2019. 

In sostanza, la forte crescita di recupero post-pandemia del 2021-2022 continua a rallentare. Il settore dell’agricoltura è quello che segna i risultati più negativi mentre, tra i servizi, quello del turismo è il più promettente.

Le imprese

“Il valore aggiunto si è ridotto nell’agricoltura – comunica Bankitalia nella sua sintesi – e nell’industria ha rallentato nelle costruzioni e nei servizi. La produzione del settore primario ha risentito delle anomalie climatiche che hanno caratterizzato il 2023.” 

Nell’industria è segnalato il perdurare di una “congiuntura debole” e l’elevato costo del credito. Questi fattori hanno frenato gli investimenti delle imprese siciliane. Tuttavia, si è intensificata l’espansione della capacità produttiva di energia elettrica da fonti rinnovabili. Di contro, le esportazioni sono diminuite sia per i prodotti petroliferi, che rappresentano una gran parte delle produzioni industriali siciliane, sia per gli  altri comparti. 

“Pur in decelerazione, l’attività si è mantenuta su livelli elevati nell’edilizia, beneficiando ancora dello stimolo derivante dagli incentivi fiscali oltre che della domanda proveniente dall’operatore pubblico”.

Bankitalia registra un indebolimento dei consumi che si è riflesso sull’andamento dei servizi privati non finanziari “la cui dinamica è stata però sostenuta dai risultati positivi del turismo e dei trasporti aerei e marittimi”.

Nonostante il rallentamento ciclico e l’aumento del costo del credito, Bankitalia nota che una quota elevata di imprese ha conseguito risultati reddituali positivi. “Ciò ha sostenuto l’accumulazione delle disponibilità liquide, che hanno raggiunto un picco storico alla fine del 2023” afferma il report.

I finanziamenti al settore produttivo sono risultati in calo, risentendo della riduzione della domanda, in un contesto di maggiore cautela delle politiche di offerta delle banche.

Interessante la mappa sui poli di sviluppo che indica come in Sicilia perdurano notevoli differenze territoriali. La zona sudorientale tra Catania e Siracusa continua a costituire il polo principale di sviluppo industriale, insieme alla zona di Palermo e all’entroterra tirrenico di Messina, esclusa la città sullo stretto. Altri poli locali sono individuati nella zona di Trapani, Gela-Caltagirone e Ragusa.

Il mercato del lavoro

Il dato più incoraggiante è che l’espansione dell’occupazione è proseguita anche nel 2023, per giunta in misura più intensa rispetto all’anno precedente. “La crescita ha interessato soprattutto i lavoratori alle dipendenze; nel settore privato la creazione di nuove posizioni lavorative è stata supportata in prevalenza dalla componente a tempo indeterminato”. I livelli occupazionali sono risultati superiori a quelli del 2019, il che vuol dire che la crescita occupazionale non è più una ripresa rispetto al picco negativo della pandemia (2020), ma appare strutturale.

Altro dato interessante è la fascia di età: “Come nel 2022 l’aumento del tasso di occupazione è stato particolarmente elevato per gli individui tra 25 e 34 anni”. 

“Nel 2023 – continua il report – il tasso di attività è nuovamente aumentato. Il forte calo della popolazione residente in regione prospettato per il prossimo ventennio in base alle ultime previsioni demografiche potrebbe incidere negativamente sull’evoluzione dell’offerta di lavoro; una maggiore partecipazione delle donne, ancora particolarmente contenuta in Sicilia, potrebbe parzialmente compensarne gli effetti.”

Le famiglie

Nel 2023 il reddito a valori correnti, cioè nominale, delle famiglie siciliane è aumentato, sostenuto dall’espansione dell’occupazione. Bankitalia però chiarisce che l’inflazione ha tuttavia determinato una sostanziale stazionarietà in termini reali. “La dinamica dei consumi, tornati sui valori pre-pandemia, si è fortemente affievolita”, conclude il report riguardo ai consumi. “La ricchezza finanziaria, cresciuta per l’accumulo aggiuntivo di risparmio durante la pandemia di Covid-19, in seguito al rialzo dei tassi di interesse è stata caratterizzata da una ricomposizione a favore di forme di investimento maggiormente remunerative”.

“Nel corso del 2023 – aggiunge Bankitalia – la crescita dei prestiti alle famiglie si è sensibilmente attenuata, per effetto della minore domanda di mutui per l’acquisto di abitazioni. Il credito al consumo ha continuato invece a espandersi a un ritmo sostenuto, favorito anche dall’ampliamento del numero dei prenditori”.

Il mercato del credito

Un segnale negativo si registra nell’ambito del mercato del credito, sia alle famiglie sia alle imprese.

“La crescita dei prestiti al settore privato non finanziario nel corso del 2023 si è progressivamente indebolita fino ad arrestarsi – precisa il report. Aggiungendo che “gli indicatori della rischiosità del credito, che nel 2022 avevano raggiunto valori molto contenuti, hanno messo in evidenza qualche segnale di peggioramento. Per le famiglie è cresciuto il flusso di nuovi prestiti deteriorati; per il settore produttivo è aumentata l’incidenza, tra i prestiti in bonis, di quelli che hanno registrato un ritardo nei rimborsi. È proseguita la razionalizzazione della struttura distributiva delle banche e il numero di comuni serviti da sportelli si è ridotto; nel contempo si è rafforzato l’utilizzo dei canali telematici da parte della clientela”.

La finanza pubblica decentrata

Di contro, le spese degli enti territoriali siciliani sono cresciute grazie soprattutto al PNNR: “in prevalenza per il contributo della componente in conto capitale; la spesa per investimenti è stata sospinta dalle risorse messe a disposizione nell’ambito del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR).” 

Gli interventi del Piano si concentrano sulla transizione ecologica e sulle infrastrutture per la mobilità sostenibile. I Comuni siciliani, che sono i principali soggetti attuatori delle misure insieme agli operatori nazionali, nonostante l’incremento degli investimenti informatici, presentano un grado di digitalizzazione in termini di servizi offerti inferiore alla media italiana.

In questo quadro, il report sull’economia della Sicilia afferma che “Le entrate degli enti territoriali siciliani sono ulteriormente aumentate rispetto all’anno precedente, ma permangono difficoltà legate ai processi di riscossione.” Tuttavia, Bankitalia ricorda che “nel complesso le condizioni finanziarie degli enti, pur in miglioramento, rimangono fragili.”
[Gabriele Bonafede]