Bagagli gratis, ma biglietti più cari: la beffa della continuità territoriale a Comiso
C’è una sola cosa più irritante della burocrazia: la falsa convenienza. E a quanto pare, con la tanto sbandierata continuità territoriale da e per Comiso, i siciliani rischiano di scoprire che il “diritto alla mobilità” promesso dai politici è, ancora una volta, un manifesto d’intenti più che una realtà. In questo ultimo periodo non si è fatto altro che parlare delle politiche di rilancio dell’aeroporto di Comiso. Noi di ragusaoggi.it, pur consapevoli che spesso non si trattava d’altro che di passerelle politiche e confidando nella buona fede degli attori coinvolti nel rilancio dell’aeroporto, abbiamo scritto spesso, forse troppo, delle buone notizie che avrebbero interessato i potenziali fruitori dello scalo ibleo. Ultima tra tutte la continuità territoriale che da novembre interesserà chi volerà da e per Comiso con Aeroitalia. Incuriositi della tanto sbandierata e vantata nuova misura l’abbiamo voluta testare con una gravissima amara sorpresa!!
L’esperimento: viaggiare da Comiso a Roma con e senza continuità territoriale
Abbiamo messo alla prova la nuova misura che dovrebbe garantire tariffe calmierate ai residenti siciliani. Simulazione reale: Comiso–Roma Fiumicino, andata 11 novembre, ritorno 13 novembre, un passeggero. Compagnia: Aeroitalia, che opera i voli in continuità territoriale.
Tipo di biglietto | Andata (11 novembre ore 7.10) | Ritorno (13 novembre ore 21.00) | Bagagli inclusi | Totale complessivo |
Con continuità territoriale | €56,00 | €72,84 | 1 bagaglio a mano + 1 bagaglio da stiva (23 kg) | €128,84 |
Senza continuità territoriale (solo bagaglio a mano) | €39,99 | €34,99 | Solo bagaglio a mano | €74,98 |
In basso a questo articolo gli screenshot delle varie opzioni che abbiamo simulato e di cui vi abbiamo appena detto
Il paradosso: chi vola leggero paga di più
La matematica non è un’opinione: scegliendo la continuità territoriale, chi viaggia senza bagaglio è costretto a spendere circa 50 euro in più rispetto a chi prenota il volo senza continuità territoriale e senza baglio appunto. In pratica, il sistema “agevolato” conviene solo se si viaggia carichi — con tanto di valigione da 23 chili. Chi invece vola spesso per lavoro, studio o brevi trasferte, se opta per la continuità territoriale ad inizio prenotazione così come imposto dal sito di prenotazione di Aeroitalia, pensando di godere dei vantaggi economici, viene penalizzato in quanto è obbligato ad aggiungere il bagaglio da 10 Kg e da 23 in stiva anche se ha solo uno zaino piccolo. Un obbligo imposto dalla normativa che lo pone a costo zero ma che alla resa dei conti fa pagare un biglietto più alto a chi vuol volare leggero. Un controsenso totale: la tariffa che dovrebbe abbattere le disuguaglianze territoriali finisce per premiare chi pesa di più all’imbarco. La compagnia aerea a fronte di questa contestazione siamo certi scaricherà la responsabilità al bando ministeriale che impone questi paletti e fin qui tutto corretto. Però, c’è un grande però. Anche Aeroitalia ha una grande responsabilità in questa giungla che è legata al sistema dei prenotazione del biglietto. Se infatti inserisse la spunta della continuità territoriale non all’inizio ma al termine della procedura di acquisto, dopo che è comparso il prezzo del biglietto per intero, il potenziale cliente che non ha intenzione di portare bagagli in viaggio, avrebbe modo di paragonare i due costi e optare se volare in continuità oppure no. Sceglierebbe senz’altro di volare senza il beneficio della continuità territoriale. Cosa diversa invece il passeggero che deve volare con tantissimi bagagli. Lui si che ha una reale convenienza a volare in continuità.
Una beffa vera e propria firmata dallo Stato
Una bando quello voluto dal Ministero e dall’Enac che presenta una falla più che evidente con servizi aggiuntivi che sono obbligatori e che toglie la libertà di scelta ad una tipologia ben precisa di passeggeri ed un sistema di prenotazione studiato ad hoc da Aeroitalia che limita notevolmente al potenziale viaggiatore e non gli permette di avere le idee chiare sui costi e le condizioni. In nome della “continuità”, quindi, si è costruita l’ennesima giungla burocratica dove a guadagnarci sono tutti ma a perderci è chi viaggia.
Domande che meritano risposte
Chi permette queste anomalie? Perché il Ministero dei trasporti, l’Enac e la Regione Siciliana non impongono un listino trasparente, con tariffe realmente proporzionate ai servizi richiesti? E soprattutto: perché chiamarla “continuità territoriale” se crea nuove disparità?
Conclusione amara
A novembre la continuità territoriale partirà, ma la sensazione è che ancora una volta qualcosa non quadra . Il diritto alla mobilità, più che un traguardo, resta un’illusione da spot elettorale. E come spesso accade in Italia, lo sconto diventa una tassa mascherata.