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Lavoro

Assistenza a costo zero. Ma solo per i Comuni

Sull’isola le cooperative sociali accolgono minori e disabili psichici, ma i Comuni dimenticano di pagarle. Legacoop Sicilia ha deciso di dire basta!

di Andrea Fiore -





Mentre tutti parlano del ponte, in Sicilia c’è chi lavora ogni giorno per accogliere, sostenere, assistere. Chi si prende cura di minori fragili, di persone con disabilità psichica, di vite che avrebbero bisogno solo di stabilità. Lo fanno le cooperative sociali, quelle stesse realtà che da anni garantiscono servizi essenziali al posto di Comuni e delle amministrazioni pubbliche. Eppure, nonostante la loro funzione sia fondamentale, continuano a dover rincorrere l’unica cosa che dovrebbe essere certa: il pagamento.

Quando il dovere diventa debito

Le fatture si accumulano, i mesi passano, le risposte non arrivano. In qualche Comune si parla di ritardi “temporanei”, in altri semplicemente si tace. Quando va bene, si ricevono frasi fatte: si sta lavorando, manca una firma, è colpa del software. Nulla di nuovo. E mentre si aspetta, si anticipano fondi, si pagano stipendi, si mantengono le strutture in piedi con le unghie e con i denti. Perché chi è accolto in quelle comunità non può aspettare i tempi della burocrazia. Ha bisogno adesso. E le cooperative lo sanno.

Ma la realtà è che la professionalità non basta, così come non bastano l’esperienza, la trasparenza o il rispetto dei contratti. In certi casi non basta neanche la legge. Se i Comuni non pagano, si fa finta di niente. Come se l’assistenza fosse un favore. Come se chi la offre dovesse farlo per vocazione, e non per diritto.

Più credito alla carta che alle persone

Anche le banche si sono adeguate. Una fattura emessa da una cooperativa? Non è un credito certo. Non perché manchi qualcosa, ma perché – si sa – i Comuni pagano quando vogliono. Così, chi lavora ogni giorno con minori e disabili psichici si ritrova in coda, superato persino dai fornitori di cancelleria. Perché una stampante bloccata, in fondo, fa più rumore di una comunità silenziosa che rischia di chiudere.
Intanto, fuori da quella realtà fatta di turni, bollette e stipendi da garantire, si continua a parlare di inclusione, diritti e welfare. Si firmano convenzioni, si tagliano nastri, si scrivono comunicati. E le cooperative? Lottano per resistere. In silenzio, come sempre. Ma anche la discrezione ha un limite.

Cosa succede se si fermano davvero?

Legacoop Sicilia ha deciso di rompere il silenzio, annunciando azioni legali contro quei Comuni che continuano a non pagare, senza fornire spiegazioni. Una scelta che racconta più amarezza che rabbia. Ma anche una domanda che aleggia da tempo: e se le cooperative decidessero di fermarsi davvero?

Se le porte delle comunità si chiudessero, se il sistema smettesse di reggersi sull’anticipo e sulla pazienza, le istituzioni sarebbero pronte a prendersi davvero cura di chi è più fragile? E soprattutto: cosa vale davvero un servizio essenziale, se chi lo garantisce ogni giorno viene lasciato senza garanzie?