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Assegno di Inclusione, Damante: “Utile solo a fare cassa”. Cannata: “RdC flop”

di Luca Bonina -





“Sicuramente si è voluto dare un taglio alla platea dei percettori perché il numero dei titolari dell’Assegno di inclusione è inferiore di molto rispetto a quello del passato Reddito di cittadinanza. Parliamo di circa un milione e duecento mila domande in meno. Questo trova conferma anche negli ultimi dati diffusi dall’Agenzia per la povertà e non solo dal Movimento Cinquestelle”. A dichiararlo a L’identità è la senatrice cinquestelle Ketty Damante. “Una misura che mira esclusivamente a fare cassa e non a combattere la povertà nonostante la conferenza stampa del 4 gennaio, quando il governo Meloni ha parlato di lotta alla povertà. Quello che adesso ci chiediamo è come? Sembra quasi che si voglia, al contrario, aumentare il numero dei poveri in Italia di un milione. E questa non credo che sia l’azione di cui l’Italia ha bisogno oggi. L’Assegno di inclusione inoltre dal punto di vista economico è molto meno vantaggioso del Reddito di cittadinanza. Siamo parlando di cifre che variano dai 40 ai 500 euro al mese in virtù dell’Isee contro i 500 euro minimi fino ad arrivare a 780 euro per il Reddito di cittadinanza più il riconoscimento dell’affitto della casa fino ad un massimo di 150 euro.
“Adesso sentiamo il governo accanirsi contro i cosiddetti ‘occupabili’, ossia oltre 600mila percettori di Rdc che nel 70,8% dei casi hanno un titolo di studio che non supera la terza media e la cui età avanzata (53 mila sono over 60 e 135 mila hanno fra 50 e 59 anni) li rende difficilmente ricollocabili in tempi brevi: soltanto uno su dieci è pronto per rientrare immediatamente nel mondo del lavoro. Dietro la promessa di presunti corsi di formazione, la certezza è che da agosto hanno perso il sussidio tramite sms. “Abbiamo inoltre sentito che il RdC (se escludiamo quelli che lo percepivano in modo “indiretto”, ossia come componenti di un nucleo familiare) andava ai giovani fra i 18 e i 29 anni impegnati in forma “autonoma” solo per l’1,47% del totale dei percettori. E, secondo la nota dell’Anpal di aprile 2022, tra i giovanissimi occupati e beneficiari la quota di chi lavora con contratto a tempo indeterminato o di apprendistato è del 50,6%. Individui che dunque prendono il Rdc per integrare lo stipendio, non per stare sul divano.
“Quanto al tanto sponsorizzato Supporto per la Formazione e il Lavoro, tutti abbiamo visto i casi come quello del giovane di Torino inserito in una scuola di formazione e che ha percepito solamente la prima indennità e poi nulla, neanche i rimborsi spese. Chissà quanti altri cittadini come lui esistono in tutta Italia e soprattutto in Sicilia dove la carenza di lavoro ha raggiunto livelli preoccupanti”.
A replicare a L’Identità è il parlamentare di Fratelli d’Italia Luca Cannata: “I dati rilasciati dall’Inps non lasciano spazio a dubbi: il Reddito di cittadinanza pentastellato che avrebbe dovuto abolire la povertà è stato un disastro colossale. Le politiche attive sul lavoro e gli incentivi a imprese e famiglie sono la risposta che Fratelli d’Italia ha prontamente e concretamente dato per riparare i danni dell’assistenzialismo voluto e, ancora sfacciatamente, difeso da Pd e M5S. Con il governo Meloni si cambia passo. L’Assegno di inclusione è indirizzato a quei nuclei familiari che, oltre ad un reddito basso, contano soggetti che è difficile o impossibile inserire in un contesto lavorativo: disabili, minori, over 60 o in condizione di svantaggio o assistiti dai servizi sociali. L’Adi inoltre protegge anche le persone vittime di violenza di genere. L’impegno su questo tema da parte di Fratelli d’Italia e del governo Meloni è concreto: l’indipendenza economica di una donna è il primo strumento per fa sì che si liberi di un uomo violento”.
Rincara a L’Identità anche il senatore di Fratelli d’Italia Salvo Sallemi: “Il Reddito di cittadinanza, e lo dicevano anche esponenti pentastellati, andava riformato e cambiato poiché ha fallito nel suo intento principale: creare posti di lavoro e dare opportunità di reinserimento sociale. A fronte solo poco più di un migliaio di contratti incentivati dal Reddito di cittadinanza, la spesa di questa misura è costata ben 34 miliardi di euro allo Stato. Con l’Assegno di inclusione che abbraccia oltre 700mila famiglie si va incontro a chi è in difficoltà anche con importi superiori al RdC ma si va anche nella direzione della formazione e dell’inclusione attraverso la piattaforma informatica Siisl. I dati dell’aumento dei contratti e del calo degli inoccupati parlano chiaro. Nessuno deve rimanere indietro, ma dobbiamo dare agli italiani il vero strumento di libertà: il lavoro e non solamente un sussidio”.