Ars rischia paralisi per inchiesta corruzione. Il presidente Galvagno attende chiusura indagini Procura
All’indomani del dibattito nell’aula dell’Assemblea regionale siciliana sul coinvolgimento del presidente Gaetano Galvagno, indagato per corruzione e peculato, la domanda che si pongono tanti deputati è una: l’Ars continuerà a svolgere le sue funzioni seppur in un clima non proprio idilliaco oppure rimarrà paralizzata fino a quando non arriverà la decisione della Procura di Palermo sull’inchiesta?
3 ddl imprescindibili
Prima della pausa estiva d’inizio agosto in ballo ci sono almeno tre disegni di legge ritenuti fondamentali: la riforma dei consorzi di bonifica attesa da decenni, il testo sugli enti locali e le variazioni di bilancio. La decisione della Procura – archiviazione o richiesta di rinvio a giudizio – potrebbe arrivare a fine mese, ma nel frattempo l’aria che si respira a Palazzo dei Normanni è pesante. Per i più è impossibile che l’attività parlamentare proceda come se nulla fosse, in questo senso, Pd e M5s, aspettano le mosse del governo Schifani, in gran parte presente ieri in aula quando Galvagno ha parlato dell’indagine in cui è coinvolto senza entrare nel merito delle contestazioni “per rispetto di chi sta indagando” e respingendo le richieste di dimissioni arrivate via social o di auto-sospensione fatta dal deputato Ismaele La Vardera.
Presidente avvertito solo poco prima
Tra i banchi del governo, all’Ars, non c’era l’assessore regionale al Turismo Elvira Amata (FdI), anche lei indagata per corruzione. Il presidente Renato Schifani avrebbe appreso dell’indagine direttamente dal suo assessore, ma solo pochi minuti prima che la notizia fosse pubblicata dai media, 24 ore prima del dibattito parlamentare di ieri, nonostante gli avvisi di garanzia fossero stati notificati mesi fa. A tenere i rapporti con l’opposizione in Assemblea da un anno circa è Galvagno, la cui opera di mediazione è riuscita a far incassare al governo risultati importanti, come l’ultima manovra di bilancio approvata a fine anno, anche se la fase di collaborazione ha suscitato polemiche per le cosiddette norme-mancia ai deputati in un clima di pax parlamentare con qualche mal di pancia che ha alimentato dissapori tra il gruppo parlamentare del Pd e la segreteria regionale dem.
Il punto di vista dell’opposizione
Per il capogruppo del M5s, Antonio De Luca, “la vicenda Galvagno, che come emerge dalle intercettazioni sembrerebbe tutt’altro che una sottigliezza, impone all’Ars un cambio di passo; in attesa degli esiti dell’indagine condotta dalla Procura, occorre rivedere immediatamente il sistema dei finanziamenti, cominciando a far sparire i maxiemendamenti fatti in aula dai testi delle leggi finanziarie, dietro ai quali può nascondersi di tutto. Partiamo immediatamente, già con la prossima manovra economica”. E a Schifani dice: “Ricordi di essere il presidente della Regione, se ne infischi delle direttive romane e tolga una volta per tutte l’assessorato al Turismo a Fratelli d’Italia, dove i meloniani stanno facendo solo grandi sfracelli”.