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Aragona vuole tornare a essere la città delle Maccalube

di Redazione -





di FRANCESCA GALLO
Si fa strada il progetto per la riapertura della Riserva Naturale delle Maccalube di Aragona, chiusa ormai da quasi dieci anni, a seguito dell’esplosione improvvisa dei Vulcanelli, costata la vita ai due fratellini, Carmelo e Laura Mulone, rispettivamente di 9 e 7 anni, rimasti intrappolati nel fango. La cronaca di quel triste evento ci riporta al 27 settembre del 2014, quando, quella che per i due fratellini doveva essere una piacevole passeggiata assieme al padre, si trasforma, purtroppo, in tragedia. I vulcani di fango, che caratterizzano parte del territorio della Riserva, iniziano improvvisamente ad eruttare, sollevando il fango fino a circa 20 metri dal suolo. Fango che non lascia scampo ai due bambini, rimasti sommersi dalla melma. La procura di Agrigento apre un’inchiesta, disponendo l’immediato sequestro dell’area e dalla Regione, l’allora Presidente Rosario Crocetta, annuncia la chiusura temporanea del sito.
È trascorso quasi un decennio, ormai, e la Riserva continua a restare off limits al pubblico. Nessuna possibilità per turisti, vacanzieri e scolaresche di visitare una tra le più pregevoli aree naturali protette della Sicilia. Situata a 4 km da Aragona e a 15 da Agrigento, la Riserva Naturale Integrale Maccalube, comprende un vasto territorio prevalentemente argilloso, ma la zona di maggiore interesse è la collina dei Vulcanelli, un’area brulla, popolata da una serie di vulcanelli di fango, alti circa un metro. Un luogo di straordinario interesse paesaggistico e fonte di attrazione turistica per Aragona, in grado di convogliare in paese una media di circa 30 mila visitatori l’anno, con significativi risvolti economici per il territorio. Da quel triste evento il sequestro dell’area, però, non è stato più revocato.
“Adesso è venuto il tempo di riaprirla – afferma il sindaco Giuseppe Pendolino – Aragona ha bisogno di quei trentamila turisti all’anno che non arrivano più. Il nostro paese – aggiunge il primo cittadino aragonese – è rimasto senza alcuna attrazione turistica e stiamo lavorando affinché si arrivi alla riapertura del sito, ovviamente con gli opportuni interventi e un sistema di monitoraggio che possano renderlo sicuro e fruibile”. Si sta dialogando con l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia per verificare la possibilità di una riapertura della riserva delle Maccalube. Un obiettivo difficile da raggiungere, anche per via del sequestro in corso, ma si tratta di un progetto troppo importante per accantonarlo – evidenzia il sindaco Pendolino.
La Riserva, intanto, continua ad essere gestita da Legambiente che in riferimento al sito evidenzia come “tutti i progetti presentati negli anni per monitorare il fenomeno eruttivo e approfondirne le conoscenze, non siano stati mai finanziati per mancanza di risorse”. econdo il responsabile locale dell’Associazione ambientalista, questi fenomeni sarebbero preceduti solitamente da un rigonfiamento del terreno, che non è stato rilevato durante un controllo del sito effettuato venti minuti prima dell’eruzione, anche se l’evento eruttivo che si manifestò quel 27 settembre venne regolarmente rilevato dalla vicina stazione sismica denominata FAVR, nel comune di Favara, appartenente alla Rete Sismica Nazionale dell’INGV. “Dobbiamo fare in modo affinchè fatti così tragici non accadano mai più” commenta il sindaco di Aragona, Giuseppe Pendolino. La soluzione non può certo essere quella di tenere chiusa la Riserva, sito trainante per l’economia del nostro territorio. “Vogliamo tornare ad essere la città delle Maccalube e riaprire l’area ai visitatori” continua Pendolino, “sarebbe la svolta sul piano della ricettività e farebbe da traino a un grande evento come Agrigento capitale italiana della cultura 2025”. Un tavolo tecnico, intanto, porta avanti lo studio di fattibilità legato al progetto per la riapertura del sito, da discutere e concordare con la Regione, a cui verrà riproposto anche il progetto, di qualche anno fa, relativo alla realizzazione di una passerella per consentire ai turisti di vedere dall’alto il tratto ritenuto più pericoloso. Un aggiornamento sulla situazione è in programma nel prossimo mese di maggio, con l’auspicio che si possa concretizzare la riapertura della Riserva Naturale delle Maccalube di Aragona e restituire, così, alla Sicilia, in sicurezza, un’area naturale protetta, istituita per tutelare la rarissima testimonianza dei “vulcanelli di fango freddi”, fenomeno geomorfologico e genetico unico nel suo genere che associato a evidenti peculiarità naturalistiche di tipo faunistico e botanico fanno della Riserva un luogo di straordinario valore ambientale.