Allarme Confagricoltura “Danni elevati da siccità e alluvioni”
di ANGELO VITALE
In Sicilia le piogge recenti, mediamente inferiori a 10 millimetri, con cumulate massime intorno ai 20 millimetri, non possono certo risultare risolutive di una condizione di siccità estrema, che perdura da poco meno di un anno sull’isola, dove le temperature hanno già da tempo toccato i 30 gradi.
Il più recente report dell’Osservatorio Anbi sulle Risorse Idriche del nostro Paese cristallizza per l’isola una situazione ormai acclarata, ormai presente anche sul tavolo di Palazzo Chigi dopo la dichiarazione di emergenza nazionale. Una congiuntura pesante, mentre Italia da metà mese è spaccata in due da maltempo e siccità: al Nord 151 eventi estremi in 48 ore, il Sud con la sete dei campi.
È in difficoltà la produzione agricola di tutto il Mezzogiorno. In generale, la produzione annuale di grano duro potrebbe attestarsi intorno ai 3,5 milioni di tonnellate. Se questa previsione fosse confermata dalle cifre reali, sarebbe il raccolto più basso da dieci anni a questa parte. Confagricoltura guarda all’indispensabile e urgente attivazione di tutte le misure possibili per il ristoro dei danni e per la ripresa produttiva, sapendo che questo non può bastare.
Perché ritiene che il cambiamento climatico impone l’adeguamento degli assetti nomativi in vigore. Per questo ha avviato una riflessione in vista della presentazione di una proposta di revisione del decreto legislativo n. 102 del 2004.
Puntando a favorire la diffusione delle polizze assicurative, ridurre il costo a carico degli agricoltori, arrivare a una più stretta collaborazione tra pubblica amministrazione e sistema assicurativo per accelerare le procedure di ristoro dei danni.
Un tema, la gestione del rischio, la cui risoluzione può avvenire solo sullo scenario europeo. Perciò Confagricoltura ritiene che la vigente riserva di crisi della Politica agricola comune dovrebbe essere destinata, con una dotazione accresciuta, a supportare in termini finanziari le iniziative assunte dagli Stati membri. Una necessità ancora più impellente considerata l’instabilità dello scenario internazionale, affinché la sicurezza alimentare si affermi come un requisito strategico.
Le imprese agricole vogliono ripartire. Per tutto questo migliaia di agricoltori da tutta la Sicilia si mobiliteranno il prossimo 28 maggio per una manifestazione che si concluderà con un presidio permanente a Palermo davanti a Palazzo D’Orleans, sede della presidenza della Regione Siciliana.
È l’ennesimo grido d’aiuto dell’agricoltura dell’isola che combatte da settimane con animali che muoiono di fame e di sete, campi bruciati dalla siccità, con ortaggi e frutta secchi, con oltre il 70 per cento di grano e fieno andato perso. “La situazione è tragica. In sei mesi – sottolinea Francesco Ferreri, presidente di Coldiretti Sicilia – sono stati costituiti tavoli permanenti, commissioni e sono stati stanziati aiuti, con il risultato che nessuno ha ancora avuto nulla. L’unica azione di supporto concreta – prosegue Ferreri – l’abbiamo fatta noi portando alle aziende un milione e mezzo di chili di fieno per sfamare gli animali, con Consorzi Agrari d’Italia, Bonifiche Ferraresi, Associazione italiana allevatori e la Federazione delle Associazioni Nazionali di Razza”. E’il carico partito da Porto Maggiore in provincia di Ferrara che attendono le aziende isolane nelle province di Enna, Caltanissetta, Ragusa e Agrigento, dove si contano i danni maggiori negli allevamenti.
Su sollecitazione di Coldiretti il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida ha promesso lo stanziamento di 15 milioni di euro che arriveranno dal Fondo di solidarietà nazionale per l’anno 2024. Risorse cui si auspica che si aggiunga la Regione Siciliana con la definitiva programmazione di interventi strutturali, dopo anni di immobilismo di fronte alla dispersione dell’acqua.