Alice Grassi: “Antimafia parolaia, lo Stato è assente”
Un atto d’accusa senza filtri. A trentiquattro anni dall’omicidio di suo padre, Libero Grassi, l’imprenditore palermitano ucciso per aver detto no al pizzo, la figlia Alice denuncia l’ipocrisia di una “antimafia parolaia” e il disinteresse di troppi cittadini.
Alice Grassi antimafia e le priorità della Sicilia
«La politica combatte la mafia solo a parole – afferma –. Ma cosa sta facendo concretamente contro Cosa nostra? Il Ponte sullo Stretto? La Sicilia non ha bisogno di quello, ma di strade, scuole, infrastrutture, di una sanità efficiente. È questo che serve all’Isola e a Palermo in particolare».
Palermo ridotta a un “fast food a cielo aperto”
Un quadro severo quello tracciato da Grassi: «Palermo è una città con pesanti contraddizioni e degrado. Sono scomparsi i mercati e le botteghe artigiane dal centro storico. Vendiamo solo cassate, cannoli e arancine. Possibile che Palermo sia diventata solo questo, un immenso fast food a cielo aperto?».
Una crisi prima culturale che economica
Per la figlia dell’imprenditore ucciso dalla mafia, il problema è profondo: «Se lo studio e la cultura vengono considerati inutili, se l’unico valore è fare soldi – e non importa come – allora la mafia ha campo libero. Forze dell’ordine e magistratura fanno tanto, ma bisogna ripartire dalle scuole: è lì che nasce il senso di comunità».
Scuole fatiscenti, terreno fertile per la mafia
Alice Grassi, portando spesso l’esempio del padre tra gli studenti, racconta ciò che ha visto: «Ho visitato istituti terrificanti, con banchi e infissi rotti, ospitati in condomini, aule gelide dove i ragazzi restano in cappotto, scuole che cadono a pezzi. Se lo Stato manca, soprattutto nei quartieri più a rischio, Cosa nostra attira facilmente i giovani. Servono alternative al guadagno facile».
Il sacrificio di Libero Grassi e l’amara solitudine
Il ricordo del padre resta vivo, ma anche doloroso: «Papà compì un gesto eclatante in solitudine. Voleva creare un fronte comune, come anni dopo hanno fatto i ragazzi di Addiopizzo. Allora non ci riuscì. Non solo nessuno lo seguì, ma lo derisero, lo chiamarono folle».
Alice Grassi antimafia: un’eredità che pesa oggi
Tra povertà, degrado e una politica che sembra più incline alle parole che ai fatti, la lezione di Libero Grassi resta un monito. La mafia si combatte con la cultura, con la scuola e con opportunità reali di lavoro e dignità: altrimenti il suo sacrificio rischia di restare incompiuto.