Leggi:

Cronaca

Aggressioni, esplosioni e furti: a Catania la sicurezza latita

di Alessandro Fragalà -





Catania si percepisce una mancanza di sicurezza. Quella che fino a qualche tempo fa, magari, sarebbe stata una domanda da porre alla cittadinanza in uno di quei sondaggi che si effettuano per monitorare la qualità della vita e la percezione della vita stessa da parte della popolazione, oggi diventa un’affermazione. A Catania la percezione è di una mancanza di sicurezza. A concorrere a questo risultato, gran peso ha certamente avuto lo stupro di gruppo del 30 gennaio, perpetrato da egiziani ai danni di una ragazzina di tredici anni. Ma non è solo questo, anche se questo è certamente la punta di iceberg. Negli ultimi giorni, per esempio, si sono ripetuti episodi di assalti ai distributori automatici di sigarette, fatti saltare in aria con delle bombe carta per racimolare poche centinaia di euro. ‘Bombardamenti’ che hanno devastato le notti dei catanesi, anche nelle zone della città considerate meno popolari. Poi c’è il fenomeno delle corse clandestine di cavalli e le numerose stalle (di cui vi abbiamo parlato) scoperte tra i vicoli più remoti della città. C’è lo spaccio, ormai evoluto al ‘take away’; ci sono i furti, ci sono le auto che proprietari ritrovano senza fari o, cosa successa qualche tempo fa, senza sportelli. C’è un evidente disagio sociale che, poi, sfocia anche in quella che viene definita microcriminalità. Clamoroso il tentativo di furto di un motorino perpetrato in pieno pomeriggio e in pieno centro in Via Umberto. Una ragazza che cerca di ribellarsi e che viene pesantemente insultata e aggredita senza che nessuno, veramente nessuno, si prendesse la briga di intervenire.
Questo perché a Catania, purtroppo, non ci si indigna più davanti a queste cose. La notte, poi, la città è diventata pericolosa. Ultimo episodio quello che vede protagonista, in negativo, un uomo di 39 anni, senza fissa dimora e di nazionalità straniera, fermato dai Carabinieri a Catania per tentata rapina aggravata ai danni di un pensionato di 82 anni. L’uomo è accusato di aver aggredito l’anziano colpendolo alla nuca con una pietra di grosse dimensioni. La vittima è caduta a terra e l’aggressore lo ha colpito con calci e pugni al volto, per poi rovistare nelle tasche dei suoi pantaloni e del suo giubbotto alla ricerca di denaro. Non trovando nulla, ha lasciato l’uomo per terra e si è allontanato. A soccorrere la vittima è stato un passante che ha chiamato il 112 e ha permesso che l’anziano venisse medicato. Quest’ultimo ha raccontato di trovarsi per strada alle 5:30 del mattino, quindi poco prima dell’alba, perché aveva accompagnato la moglie alla fermata del bus per l’aeroporto. Grazie alle immagini delle telecamere di sicurezza della zona, i Carabinieri hanno ricostruito la dinamica della tentata rapina e identificato il presunto autore. A meno di 24 ore dall’aggressione, l’aggressore è stato fermato con indosso gli stessi abiti che aveva al momento del fatto, tra cui un giubbotto, una felpa e uno zaino. Con sé aveva anche una busta di plastica contenente dei pantaloni sporchi di sangue, che sono stati sequestrati per essere sottoposti ad accertamenti di laboratorio per verificare se si tratta del sangue della vittima. Un episodio, questo, che fortunatamente si è concluso bene, ma che è sintomatico di un’illegalità diffusa che non può essere tralasciata o trascurata da chi ne ha competenza. Non si tratta di fatti eclatanti: sono piccoli campanelli d’allarme, come, solo per fare un altro esempio, l’uomo di 39 anni denunciato per porto di armi o oggetti atti ad offendere che dovendo intraprendere un viaggio in aereo per raggiungere una località tedesca, ha pensato di poter eludere i controlli, celando all’interno del proprio bagaglio da stiva, un tirapugni in metallo di cui il porto è assolutamente vietato. Una notizia che, rispetto a tutte le altre, è davvero di poco conto, ma che è il sintomo di come ci sia, diffusa, la sensazione di poter eludere le regole, i controlli, i basilari principi dell’educazione. Della serie, noi qui facciamo quello che vogliamo.