Aeroporto di Comiso: tanto futuro all’orizzonte, il nulla per il presente
Una seduta aperta del Consiglio comunale di Comiso che doveva essere una sorta di check up dello stato di salute dell’aeroporto degli Iblei, in relazione alle condizioni attuali, agli interventi regionali e al progetto di continuità territoriale che dovrebbe partire dall’autunno prossimo.
Doveva essere, soprattutto, l’occasione per stabilire le cure più opportune per il malato che al momento, è allo stremo delle forze, poco o nulla risollevato dagli stanziamenti regionali, con una continuità che sarà solo cura palliativa, dal momento che il completamento, prossimo, della Ragusa Catania, determinerà, di fatto, l’inapplicabilità della continuità territoriale, trovandosi lo scalo a meno di un’ora dall’aeroporto di Catania.
Un aeroporto che dovrebbe essere accudito dalla proprietà, la SAC, società di gestione dell’aeroporto di Catania, che invece lo ha relegato, volutamente, in una sorta di casa di riposo.
Il civico consesso allargato ai cittadini, alle associazioni, alle forze datoriali, ai politici e agli amministratori del comprensorio territoriale doveva guardare più al futuro che non al presente per il quale è certo, e immodificabile, che si è arrivati al punto più basso.
Un futuro che è merso in tutto il suo splendore, ma che resta solo futuro dai contorni incerti e senza date sicure: da tutti gli interventi sono emerse mille possibilità.
Collegamenti nazionali e internazionali, servizio cargo, unico nell’Italia meridionale, da Napoli in giù, infrastrutture e collegamenti con tutta la Sicilia orientale, aeroporto epicentro del traffico nel Mediterraneo, autonomia gestionale, svincolata dalla SAC, che dovrebbe vivere di sostegno regionale assiema gli altri aeroporti minori della Sicilia, un mini aeroporto con soli tre stalli di sosta per aerei che potrebbe essere anche concorrenziale con il quarto aeroporto d’Italia.
Unica possibilità aborrita da tutti, l’utilizzo come struttura militare, anche solo come scuola di perfezionamento per piloti dei caccia F 15, nessuno ha pensato alla possibilità di una struttura come Trapani dove convivono benissimo attività militare e traffico commerciale passeggeri.
Ma è tutto solo futuro, dai contorni indefiniti, anche l’ipotesi di riconversione militare dello scalo è da inquadrarsi in uno scenario futuro tutto ancora da definire.
A cosa è servita allora la seduta aperta del Consiglio comunale, voluta dalle opposizioni politiche?
A nulla e al nulla più assoluto per il presente, solo una sterile passerella di interventi più o meno dotti ed edotti, una rassegna di scarse competenze in materia e di aspirazioni irrealizzabili.
C’è stato chi ha richiesto contatti diretti con Ryanair, chi ha sentenziato di togliere la gestione alla SAC, chi di far diventare l’aeroporto proprietà della Regione o di società partecipata, chi pretende di dirottare obbligatoriamente su Comiso i voli che non possono atterrare a Catania, chi pretende di stabilire rotte, collegamenti, orari e, fra poco, anche tipologia dei vettori.
Nessuna delle proposte o delle idee ha tenuto conto della fattibilità; nessuno conosce i termini dell’accordo di gestione con la SAC, nessuno ha contezza di come il Comune di Comiso si precipitato dal 35% di quote della SOACO, la vecchia società di gestione, a meno dell’1% attuale, tutti sognano di appropriarsi del 12 % di quote SAC dell’IRSAP, chi vuole che la regione conferisca un 12 % al Libero Consorzio di Ragusa per metterlo alla pari di quello di Siracusa, nessuno ha contezza del ruolo reale della Camera di Commercio del Sud Est dove la Camera di commercio di Ragusa, da soggetto economicamente più solido di fronte ai soci Camera di Catania e Camera di Siracusa, è diventata comparsa.
Molti hanno chiesto che la Regione si appropri della gestione, a danno della SAC, ma nessuno si è posto il problema di come farlo e se è possibile.
Nessuno ha anche solamente pensato al necessario sostegno di qualche esperto del settore aeroportuale e del traffico aereo, come è tipico del sud meglio non cercare di coinvolgere gente competente, del mestiere, per evitare che appanni l’immagine di qualcuno, meglio vivacchiare che vivere dignitosamente, se non alla grande, ma seduto nelle retrovie.
Tutti hanno parlato, tutti hanno dettato soluzioni, ma alla fine non c’è stato, come era prevedibile, nessun seguito.
Le uniche due risultanze concrete attengono solo al futuro: la proposta del senatore Sallemi, di Fratelli d’Italia, per aggiornare tutto con il nuovo direttivo SAC, che dovrebbe essere nominato alla fine del mese, e quella del deputato regionale del Partito Democratico, Nello Dipasquale per l’istituzione di un tavolo permanente, con la deputazione, i 12 sindaci e il Comitato a Difesa dell’Aeroporto degli Iblea, per affrontare in maniera sistematica e strutturale tutta la questione aeroporto.
A riguardo va detto che questo comitato spontaneo, finora poco considerato e tenuto ai margini dalle istituzioni, perché considerato scomodo, è stato sdoganato, e il suo ingresso come componente del tavolo permanente, come da richiesta dell’on.le Dipasquale, lo consacra come elemento determinante, dal basso, che ha voluto mettere al centro dell’attenzione la valenza dell’aeroporto per tutto il territorio.