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“A Catania c’è Harry Potter”. Un video lo mostra mentre spara razzi mimando la bacchetta del mago

E' successo nelle strade del centro. Un brutto esempio di nciviltà nella festa

di Redazione -





C’è un video che gira sui social e in particolare su Tik Tok già da qualche giorno. Un video virale e magari anche divertente per i più giovani, decisamente inquietante, invece, per chi ha qualche anno in più. Lo scenario è Catania e in particolare Largo Rosolino Pilo: uno storico luogo di incontro dei giovani catanesi nei pressi del Liceo Classico Mario Cutelli. Anche chi scrive, negli anni della giovinezza, ha passato ore o ore in quella piazza. Ma questo è fuori contesto. Quello che interessa, a prescindere dal luogo, è ciò che si vede nel video denominato non a caso: Harry Potter a Piazza Pilo. Non serve la lente d’ingrandimento, però, per accorgersi che del maghetto più famoso del mondo non c’è neanche l’ombra. Ci sono, invece, tantissimi ragazzini divisi in gruppetti, ci sono i motorini posteggiati, ci sono le luci delle auto. Ecco queste sono ferme come fossero in una specie di drive-in ad ammirare la scena. Un ragazzino ha in mano un bengala, un razzo luminoso. Lo tiene come fosse un’arma e lo dirige verso gli altri ragazzi sparando dei colpi. Qualcuno scappa, qualcuno urla, qualcuno prova a nascondersi dietro le colonne: lui, invece, attraversa la strada correndo con il razzo in mano: mira e spara, mira e spara come nelle migliori scene di Gomorra, pavoneggiandosi rispetto agli altri della sua superiorità. Non colpisce nessuno, ma solo perché evidentemente la sua mira non è delle migliori. Il finale ci porta all’inizio: un ragazzino vicino a chi riprende commenta in dialetto “m’bare avemu Harry Potter” che tradotto ( anche se m’bare è intraducibile ) significa “amico, a Catania abbiamo anche Harry Potter”. Una battuta che dovrebbe fare ridere e che, invece, suscita inquietudine e nello stesso tempo tenerezza. Tenerezza per la città di Catania e la degenerazione con cui stanno crescendo le nuove generazioni. L’inquietudine e la preoccupazione, invece, derivano da altro: perché un ragazzino circola indisturbato in città con un razzo in mano, blocca le strade e spara in direzione di altri giovani senza che nessuno gli dica nulla? Perché nessuno tra i presenti interviene per impedirgli di fare del male agli altri? Una risposta è molto complicata, ma ciò che ne deriva è un’amara riflessione. A Catania c’è un’illegalità, o meglio, un’inciviltà diffusa che ormai incontrollabile. Questo video è solo un esempio. L’inciviltà si palese sulle strade, dove ognuno fa come gli pare in barba a leggi o controlli. L’inciviltà si palesa nei cumuli di spazzatura lasciati in ogni dove dopo l’eliminazione dei cassonetti e il passaggio alla raccolta differenziata. L’inciviltà si palesa nel modo in cui viene trattata la città, nonostante gli appelli delle istituzioni. Un’inciviltà che qualcuno mostra come trionfo sui sociali. Sempre nelle ore post primo dell’anno, un altro video è diventato virale sui social: una gigantesca palma data alle fiamme nel quartiere catanese di Librino. Non si sa se si è trattato di incendio doloso o se, invece, la palma ha preso fuoco a causa dello sparo di un petardo o di un altro artifizio pirotecnico capodannesco. Il risultato è sempre lo stesso: un pericolo per chi sta intorno e magari non ha niente a che fare con botti e spari; una sensazione di degrado diffuso a cui va aggiunto anche il lavoro in più per i vigili del fuoco, già sotto organico e magari distolti da interventi più importanti. Le immagini di Catania riprese dall’alto allo scoccare della mezzanotte del primo gennaio 2024, non possono essere solo catalogate nel cassetto di ciò che è “spettacolare”. Nonostante i doverosi divieti emanati dall’amministrazione, il cielo catanese si è illuminato a giorno nonostante fosse notte. Per più di qualche minuto i suoni percepiti in città, nell’hinterland e nella provincia, erano simili a quelli che purtroppo si sentono quotidianamente in Ucraina o in Medio Oriente. Boati e suoni di guerra. Con una differenza, sostanziale, che li la guerra c’è veramente: da noi c’è solo una guerra aperta all’educazione e c’è davvero tanta, troppa inciviltà