Autonomia differenziata, la Sicilia ce l’ha da 75 anni. È servita a qualcosa? Pare di no
Organizzato dall’associazione culturale “Piazzetta Bagnasco” e dall’associazione “Liberi oltre le illusioni”, venerdì pomeriggio tre docenti di economia Michele Boldrin, della Washington University of Louis, Carlo Amenta e Michele Battisti, dell’Università degli Studi di Palermo hanno tenuto nella Piazzetta Bagnasco, nella zona pedonale tra Piazza Politeama e Via Mariano Stabile, un incontro dal titolo “L’autonomia differenziata. La Sicilia ce l’ha da 75 anni. È servita a qualcosa?”.
Un analogo incontro con gli stessi docenti dal titolo “A cosa si deve il ritardo socio-economico del meridione (in minuscolo, n.d.r.)” si era tenuto il giorno prima all’Università di Palermo. Con lo stesso titolo l’incontro di Mazara del Vallo del 27 luglio.
L’autonomia differenziata è un argomento di grande attualità è l’oggetto di una legge che riguarda strettamente il futuro del Paese e i diritti incomprimibili dei cittadini, e su cui pende una proposta di iniziativa popolare di referendum abrogativo. Molti cittadini, tra cui anche chi scrive, sono quindi accorsi con l’aspettativa di capire meglio di devoluzione, decentramento e solidarietà secondo il nuovo assetto prospettato dalla legge, dell’esperienza siciliana alla luce dei 75 anni di Autonomia e, soprattutto, delle probabili prospettive future.
Ma, per usare una metafora, è stato come andare al cinema per vedere un film d’azione e scoprire che era una commedia musicale.
Dati e riferimenti a fonti documentali assenti, se si esclude qualche percentuale generale. Si sono sviluppati temi, dati per assodati dal pubblico, “di cui conosciamo i problemi ma non le soluzioni” come ha detto il professor Amenta, aggiungendo che ci vorrebbe in atto “un colpo di fortuna o un cambio di paradigma del rapporto Stato-cittadini”, dove questi dovrebbero avere più iniziativa e pensare di fare meno ricorso alle Istituzioni.
Battisti ha sottolineato che una parte di Italia ha avuto meno istruzione, sottintendendo probabilmente un problema culturale.
“Il checking up, (ossia l’eseguire il metodo finanziario, che ha l’obiettivo di valutare l’equilibrio delle “dimensioni” aziendali, n.d.r.) mostra che il differenziale tra Nord e Sud è invariato dal dopoguerra” ha detto Boldrin, che ha citato l’Irlanda e una regione in Spagna, l’Almeria, come esempi di economie tradizionalmente povere le cui dinamiche hanno visto moltiplicarsi il reddito pro capite. Modelli assai diversi da quello siciliano.
Riguardo all’autonomia differenziata, la norma appena approvata è una legge ordinaria attuativa e secondo la gerarchia delle fonti non può contrastare con il dettato dello Statuto della Regione Siciliana che ha forza di legge costituzionale, ancora Boldrin ha detto che la materia non dovrebbe essere trattata (solo) da giuristi.
Secondo i tre economisti l’attuale legge è stata ispirata ai “governatori” del Nord dalla volontà di avere il ruolo del presidente della Regione Siciliana e di ottenere il trasferimento di competenze di legislazione concorrente o esclusiva come quelle devolute alla Sicilia dal suo Statuto, il che farà aumentare la richiesta di spesa pubblica corrente, perché le scelte politiche si faranno per ottenere consenso immediato piuttosto che su programmazione a lungo termine.
Boldrin ha detto che si deve guardare avanti senza voltarsi indietro, nel senso che occorre darsi da fare senza pensare alla storia. Al riguardo Battisti ha scherzato sul fatto che i reatini sostengono che Rieti la capitale dei sabini, centro geografico d’Italia, sarebbe stata storicamente l’origine da cui sarebbe nato l’impero Romano.
Una chiacchierata estiva in un pomeriggio non particolarmente caldo.