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Attualità

Rosalia, 400 anni di bellezza e speranza per Palermo

di Antonio Schembri -





Da quattrocento anni il Festino diffonde il messaggio di bellezza e speranza che Rosalia rivolge alla città di Palermo.

C’è l’arcinoto messaggio estetico. Quello che soprattutto ieri unificava in un solo commento i tanti accorsi sin dalle quattro di pomeriggio, sfidando il solleone, alla Piazza del Parlamento, davanti al Palazzo Reale di Palermo.  E le molte persone che si precipitavano dall’uscita della metro poco prima del via, avvenuto con un lieve ritardo dopo le 21, allo spettacolo, magnifico, diretto da Marco Balich, collaudato regista di mega eventi: “Non importa se sei religioso o no: il Festino di Santa Rosalia è bellezza”. 

Ma c’è anzitutto la speranza: messaggio che non può morire. Quello che Palermo insegue da 400 anni, da quando il rinvenimento delle spoglie della giovane donna di nobile schiatta, vissuta da eremita per quasi tre decenni e morta a 40 nella spelonca di Monte Pellegrino, fa cessare l’epidemia da peste nera che stermina la città; e, come riportano le testimonianze e vuole la tradizione, la salva.  

È sempre stato il Festino della speranza, quello dedicato alla santa patrona di Palermo. La sua figura rappresenta il faro che guida la comunità, incarnandone la storia, la cultura e le tradizioni. Il cuore aperto della città che pulsa dal suo corpo squarciato e sanguinante, tempestato dai bubboni della peste. Scempio immane oggi non più visibile, come nel 1600. Ma metafora di altre ‘pesti’, sia morali che fattuali. Ghettizzate, queste ultime, come quella della droga a Ballarò, metafora perfetta del cuore aperto di Palermo: fenomeno in impressionante espansione, soprattutto tra adolescenti e bambini.

Nell’anno giubilare rosaliano il potere trasformativo della speranza plasma la visione della città per il futuro. Questo Festino si collega infatti a quello che nel 2025 segnerà il quarto secolo delle celebrazioni della Santuzza lungo il Cassaro, l’asse arabo che punta verso l’alba e il mare di Palermo, pochi metri a fianco del porto della Cala, attorno al quale, per mano dei Fenici, la città nacque nel VII secolo avanti Cristo.  

“Questo Festino del quarto centenario è stato il risultato di un’efficace sinergia organizzativa, partita con il lavoro dell’amministrazione comunale sin dall’inizio dell’anno, sostenuto in questi mesi dal governo della Regione e dall’Ars, anche sotto un profilo logistico – ha detto l’assessore regionale alle infrastrutture Alessandro Aricò, che ha sostituito il presidente regione Renato Schifani, in convalescenza dopo un intervento chirurgico. Una manifestazione dal forte valore unificante. L’auspicio è che questo possa sempre più funzionare sia per i palermitani che vivono questa città, ma anche per quelli sparsi in tutti gli angoli del mondo”.

Messaggio ‘pervasivo’, quello della speranza, che, quest’anno più che mai, ha acceso il capoluogo siciliano. A veicolarne l’immagine anche a livello internazionale sono stati alcuni concetti enfatizzati durante l’intera durata del corteo, al seguito della statua della santa patrona sul suo fercolo. 

La speranza, anzitutto, è stata rappresentata con un viaggio simbolico, dall’oscurità alla luce. Ecco che ieri il carro di Rosalia è diventato un vascello dorato, come un faro di resilienza e ottimismo, trasformatosi di tappa in tappa, dalle tenebre di Porta dei Normanni al piano della Cattedrale, dove la Santuzza è stata disvelata. Per procedere poi verso la sua incoronazione ai Quattro Canti, cuore della città e all’apoteosi trionfale di colori e luci nell’ultima stazione, a pochi passi dal mare, prima dell’esplosione dei consueti giochi pirotecnici. 

Vale la pena riassumerli, gli ‘highlight’ del corteo appresso al Carro trionfale, lungo oltre 12 metri e al quale sono stati aggiunti due carri supplementari per sopraelevare le performance degli artisti e garantire al pubblico una maggiore visibilità dello spettacolo. A caratterizzarlo tre colori: il giallo prezioso dell’Oro, tipico dell’arte barocca; quello della Rosa, che la statua della patrona reggeva in mano come simbolo luminoso di speranza. E poi il bianco del Giglio, fiore dal quale la vergine eremita sboccia sotto le luminarie d’autore concepite dall’artista Domenico Pellegrino. 

Palermo, 400° Festino di Santa Rosalia

La prima tappa partita sotto Palazzo dei Normanni si è aperta con la rappresentazione di Palermo prima come luogo senza speranza, avvolto nel buoi e  nel silenzio; e subito dopo come preda della peste, che arriva dal mare e invade la città. D’impatto l’effetto scenico della proiezione in visual mapping di quest’onda irrefrenabile sulla facciata di Palazzo dei Normanni, punteggiata dalle silhouette di navi in minaccioso avvicinamento. Sempre lungo il bastione reale, i marosi si trasformano in elementi di contagio, rappresentati da inquietanti figure animate da danzatori e performer. La peste è stata in particolare impersonata dall’attore teatrale Maurizio Bologna, nelle sembianze di un uomo dall’aspetto terrificante, dalla voce minacciosa e il corpo deformato dalle tumefazioni della peste, che cattura e si porta via tutti. In mezzo a questo scenario infernale, si distinguono gli afflitti dalla pandemia, quelle dei medici della peste e i giocolieri del fuoco.  

Palermo, 400° Festino di Santa Rosalia

Fino a quando un canto si è alzato per contrassegnare la vita che vuole riaffermarsi: i malati si sono trasformati in figure resilienti dalle vesti bianche, chiamati verso la statua di Rosalia dalla stoffa nera che la copre. Un momento ‘clou’, enfatizzato dalle note del ‘Nessun dorma’, l’aria della Turandot di Giacomo Puccini, intonata, sul Piano della Cattedrale dal trio de Il Volo.  Un climax emozionale che ha ‘stregato’ tanti turisti stranieri: “È incredibile l’energia che questa città è capace di trasmettere – dicono entusiaste Alma e Astrid, giovani danesi arrivate la stessa mattina di ieri da Copenaghen -. Anche noi abbiamo antiche tradizioni popolari, molto legate soprattutto al canto, ma le viviamo in maniera sicuramente più ‘moderata’, se non distaccata. L’atmosfera che stiamo vivendo in queste ore è fuori dal concepibile per la nostra cultura di paese nordico. Ed è bellissimo”.

Il terzo atto del Festino, ai Quattro canti, ha sottolineato la speranza che rifiorisce, attraverso la voce di una elegante figura femminile impersonante la Rosa, che ha accolto la processione, presentando le quattro storiche Sante palermitane, Oliva, Cristina, Agata e Ninfa. È stato il momento in cui anche i malati resilienti sono sbocciati nei loro nuovi costumi floreali mentre i percussionisti del Teatro Massimo si sono uniti alla melodia. 

Palermo, 400° Festino di Santa Rosalia

Quarto e ultimo atto, quello in cui il corteo festante ha raggiunto Porta Felice, dal cui balcone principale un imponente e carismatico messaggero dalla voce rassicurante, interpretato dal ‘cuntista’ e attore Salvo Piparo, ha aperto simbolicamente la porta di Palermo più vicina al mare, rivelando un grande specchio sospeso sul pubblico con su scritto ‘La speranza siamo noi’. È stata l’immagine simbolo di questo l’anniversario rosaliano che adesso farà il giro del mondo. Uno spettacolo poderoso, conclusosi con l’immagine olografica della statua originale di Santa Rosalia benedetta durante la cerimonia sul Monte Pellegrino il 26 maggio scorso e l’immancabile ora di fantasiosi giochi pirotecnici in piena notte; ma che, a fonte del generale apprezzamento dei palermitani, non elude l’inevitabile riferimento alle numerose criticità che continuano a rendere Palermo una città ancora profondamente problematica, su molteplici fronti. 

Proprio nel momento delle benedizione del carro alla Cattedrale, lo ha sottolineato con una denuncia potente l’arcivescovo di Palermo Corrado Lorefice: “La città vive ancora nuove pesti, ammantata di silenzio e di ordinarietà. Una gravissima è il consumo di droghe pericolose, che mette a rischio il futuro e il presente dei nostri giovani, anche quelli in età adolescenziale, se non infantile. A Palermo, nelle piazze, strade e case di quartieri come Ballarò e il Cep, come a Bagheria e a Termini Imerese, sostanze come l’eroina, il crack e adesso il fentanyl, ancora più devastante, circolano sempre di più mietendo vittime nel silenzio e nell’indifferenza. Rosalia ci chiede di indignarci, per fare crescere una sensibilità civile e sociale contro questa devianza che è figlia di una cultura dell’individualismo e consumo senza limiti che annulla la socialità e crea scarti, cioè consumatori schiavi e manipolabili, a tutto vantaggio di cosche mafiose che stanno tornando a arricchirsi sulla pelle dei nostri figli”.

Servono alleanze tra politica e società civile: “chiedendo con forza che si approvi il disegno di legge per la prevenzione e il trattamento delle dipendenze patologiche che io stesso avevo proposto. È passato un anno, ma ancora nulla è stato fatto”. 

Viva Palermo e Santa Rosalia, dunque. Ma soprattutto, “nessun dorma”, ha tuonato Lorefice: messaggio recapitato ai politici e agli amministratori di Palermo e della regione.   

Palermo, 400° Festino di Santa Rosalia