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Cultura

Giuseppe La Licata racconta a teatro le sconfitte del Mezzogiorno

di Redazione -





[di Gabriele Bonafede]

Venerdì, 5 luglio ore 18,30 all’Oratorio San Mercurio, nel Cortile San Mercurio, nei pressi della Chiesa di San Giovanni degli Eremiti, ultimo appuntamento con “Schegge” “piccola trilogia” di drammaturgie rilette e raccontate da Giuseppe La Licata che qui improvvisa ed interpreta insieme al fisarmonicista Pierpaolo Petta, il testo di Tiziano ScarpaGroppi d’Ammure nella Scuraglia”.

Questa storia ha tutti i caratteri di una favola surreale e si articola nella forma di una vera e propria saga popolare, in cui si racconta – in una lingua sapientemente inventata dall’Autore – del giovane e sfortunato Scatorcio e delle alterne vicende d’ammure per la Sirocchia sua.

Protagonista della storia è anche il minuscolo paesino natio di Scatorcio, il cui Sindaco – dopo ampia consultazione referendaria – lo consegna ad un triste destino: quello di diventare deposito di rifiuti, cioè “munnezzaro pi tutto lu Miridione” ricevendo in cambio “da lu Gubernu Centrali” un mega-ripetitore TV per tutte le famiglie residenti.

Giuseppe La Licata così commenta il testo: “La prima forte percezione che mi fulminò quando per la prima volta lessi il solo titolo di questo visionario e linguisticamente originalissimo testo di Tiziano Scarpa: “Groppi d’Amore nella Scuraglia” furono due parole appunto del titolo: due che in me risuonavano di echi popolari ed arcaici – e tante altre parole allarma lettura, mi giunsero come parole inventate.”

“Così, ad esempio groppicontinua La Licatami fece subito pensare a quel “groviglio che strozza la nostra gola quando siamo vittime di una paura inspiegabile”. Ed in questa potremmo dire Fiaba-Poesia – perchéquesta narrazione di Scarpa è un dipanarsi fluido, assortito e immaginifico di visioni e versi delicatamente poetici….i “Groppi”, sono per ilprotagonista della storia: il giovane Scatorcio, il suo sofferto rimuginare, i dubbi, le angosce e vieppiù le colpe che lo tormentano per aver contribuito fattivamente a far diventare il suo Paesello di Periferia delSud un deposito di rifiuti.La seconda parola era “scuraglia” che non era, almeno per me , soltanto unacondizione di un metaforico Paesaggio meridionale, ma evocavasoprattutto una sofferenza intima e solitaria. Una solitudine che un po’ammorba il paesello tutto sia per via delle esalazioni “appurcate”, sia a causa delmassiccio scarico di rifiuti. Il che costringe i concittadini ad un esodoforzato …ma a ciò si aggiunge l’esilio intimo del cuore di Scatorcio che siinabissa progressivamente in questo vuoto-sgomento, in questa struggenteinguaribile melanconia ce prendeva forma di un vero “lutto d’Amore” otragedia d’Amor perduto!

“Ed è il caso di evidenziare come il giovane Scartoccio – precisa l’attore palermitano – non sia soltanto un personaggio solitario ma anche un personaggio sostanzialmente incapace di costruire relazioni positive.  Condannato, quindi, a rimanere solo con la “maledizione” che tutto ciò che fa per rimediare ai suoi errori non produce altro effetto che quello di peggiorare la sorte. Eppure la scelta della forma Fiaba-Poesia, sapientemente operata da Tiziano Scarpa conferisce una fragranza di leggerezza che indulge sempre ad un sorriso gentile seppur a tratti malinconico”.

(foto di copertina © Anna Fici)