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Attualità

Arancina e arancino, dice la sua pure la Ferragni

di Dora Di Cara -





Tra le più apprezzate specialità di rosticceria siciliana, che identificano l’Isola tra i prodotti della cultura gastronomica italiana nell’era dello street food, sono le gustose preparazioni a base di riso impanato e fritto variamente farcite chiamate arancine (a forma di palla) o arancini (coniche, come i supplì). Si protrae da sempre una diatriba su quale debba essere il nome corretto di questa specialità, tra “arancina”, denominazione usata a Palermo e nella Sicilia occidentale e “arancino”, come si preferisce a Catania e nei territori della Sicilia orientale.

Nel clima di torpore che avvolge gli italiani privi di argomenti più solidi su cui ragionare, cosa c’è di meglio se non tirare fuori dal repertorio una di quelle questioni futili in cui tutti possiamo dire la nostra e sentirci per questo capaci di giudizio e discernimento. Ecco allora una nota influencer che, rivendicandone pieno titolo in quanto di madre catanese, rilascia un video a cui affida la sua fondamentale testimonianza sul dilemma che lacera il mondo intero.  

Chi infatti, tra turisti, visitatori, migranti e cultori vari della materia, non si è trovato nell’imbarazzo di dover chiedere un’arancina o un arancino? O peggio sia stato garbatamente ma fermamente redarguito sulla correttezza del vocabolo usato e quindi obbligato a sentire una disamina storica, linguistica, gastronomica ed etnografica sull’argomento? E sì che ci sono migliaia di articoli  e pubblicazioni al riguardo, e che sui social si scatenano di volta in volta migliaia di dibattiti sulla materia. E sì che della cosa si è occupata persino la gloriosa Accademia della Crusca con un’analisi della storia degli agrumi in Sicilia e del lessico, diverso tra le varie province siciliane, che però purtroppo lascia insoluta la questione. 

Abbiamo chiesto anche ad un apprezzato conoscitore e divulgatore dei costumi e delle tradizioni popolari e gastronomiche di Palermo e della Sicilia, Gaetano Basile di aiutarci a fare luce. L’impostazione dirimente confermata da Basile e da tutti riconosciuta è che la specialità di riso variamente farcita a Palermo si chiama arancina e a Catania arancino. Come alla fine sostenuto da Chiara Ferragni.

In effetti la gustosa preparazione a base di riso, carne, piselli e zafferano (che la Crusca descrive invece come a base di riso, carne e salsa di pomodoro, inammissibile!) deve il suo nome all’arancia di cui ha la forma, le dimensioni e la cui panatura ne ricorda la buccia per colore e consistenza. E si tratta proprio di una arancia e non di una piccola arancia, il che giustificherebbe il fatto che si chiami con il diminuitivo dialettale palermitano che si esprime generalmente al femminile (nessuno a Palermo direbbe mai “mi manciavu un arancinu! Al massimo direbbe un aranciteddu). Nel dialetto palermitano è uso volgere le cose ghiotte, per affezione e apprezzamento, al diminuitivo femminile. Vedi la tonnina…

Ma, diciamo noi, se la preparazione di Catania, più simile ad un supplì, ha la forma allungata di una pera, perché si chiama arancino? Non sarebbe più logico che si chiamasse perino?

Si tratta di due specialità diverse, nemmeno risalenti ad una stessa preparazione originaria che avrebbe subito variazioni diffondendosi nel territorio, perché tra le due città c’è un entroterra  morfologicamente molto vario che non ha permesso questo tipo di diffusione. Infatti fino al secolo scorso era rarissimo trovare la specialità palermitana fuori dalla città, dove invece era molto diffusa, essendovi una domanda interna dovuta alla popolazione lavorativa occupata nei mercati, al porto e nelle botteghe che aveva bisogno di sfamarsi con un gustoso “cibo da asporto”, non potendo tornare a casa. L’arancina si è diffusa a Palermo. La specialità catanese, più simile ad un supplì è stata erroneamente assimilata a quella palermitana venendo definita con una forma “italianizzata”, che infatti non trova spiegazione semantica essendo non a forma di arancia o di piccola arancia. A forma di Etna infatti, o a forma di pera. Un perino. Peccato che non suona così invitante.

Concludendo, arancina e arancino, piuttosto che sottintendere un antagonismo campanilistico su come sia corretto chiamare una stessa cosa, sono il nome di due specialità diverse, entrambe gustose, che fanno parte dell’identità e della cultura non solo di due città dal ricchissimo e particolare patrimonio gastronomico ma dell’intera Sicilia.