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La siccità mette a rischio i servizi sanitari “salvavita”

di Francesca Gallo -





Si ripercuotono anche sul campo dei servizi sanitari le conseguenze del perdurante stato di siccità che sta letteralmente mettendo in ginocchio la Sicilia. La scarsità d’acqua potrebbe avere conseguenze dirette sulla salute pubblica e sui servizi sanitari essenziali come la dialisi, una terapia “salvavita” che nell’Isola interessa circa 5 mila persone.

Per ogni trattamento dialitico servono pressappoco 150 litri di acqua depurata e per ottenerla ne occorrono almeno 1500 litri. 

La situazione si fa piuttosto critica per le circa ottanta strutture specializzate, private, sparse sul territorio, che per garantire la continuità del servizio sono costrette a ricorrere anche alle autobotti. 

E’ accaduto in questi giorni a Lercara Friddi, nel Palermitano, e ad Alcamo, nel Trapanese, tra i  territori più colpiti dall’emergenza siccità. Situazioni critiche si segnalano in particolare a Sciacca e Ribera nell’Agrigentino, ad Adrano nel catanese e a Lentini in provincia di Siracusa.

“I Centri specializzati sono già in sofferenza per una situazione che comincia a preoccupare – dichiara il segretario regionale ANED Sicilia, Fabio Belluomo-. L’acqua è una risorsa vitale per i pazienti costretti alla dialisi perché i loro reni non ce la fanno e di conseguenza il trattamento dialitico è una terapia che non può essere rinviata. Il servizio deve essere garantito sempre e comunque”.

Dal portavoce  dell’associazione Dialisi Sicilia, Giuseppe Verde, l’appello alle istituzioni ad una collaborazione sinergica ed immediata per non lasciare nessun centro dialisi senza acqua. Bisogna allertare tutti i Comuni e le Prefetture.

Al momento non ci sono rischi – sottolinea l’assessorato regionale della Salute – accogliendo tuttavia il grido d’allarme lanciato dalle associazioni di categoria. Pur potendo rappresentare l’attuale emergenza una criticità anche nel settore sanitario – si legge nella nota stampa diramata dall’assessorato – non sussiste al momento un concreto rischio di interrompere le attività, dato che, in quanto trattamenti “salvavita”, la normativa prevede per i centri di dialisi la presenza di cisterne con capienza adeguata al numero di reni artificiali dichiarati, fornibili dall’esterno in caso di carenza idrica in modo da assicurare in ogni momento la possibilità di intervento. Una circostanza che nei mesi estivi già occasionalmente si verifica in Sicilia. 

Tra le misure proposte dall’assessorato regionale della Salute alla cabina di regia di Palazzo d’Orléans contro l’emergenza idrica per affrontare possibili rischi dovuti alla carenza di acqua per quelle strutture private che effettuano trattamenti “salvavita”, la predisposizione di un piano d’interventi coordinati che preveda la possibilità, da parte dei centri di dialisi di segnalare casi di carenza idrica, con la tempestiva attivazione e l’intervento dei servizi di approvvigionamento dei Comuni e della Protezione civile. 

Su input del presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani, la prossima settimana si terrà un incontro con le associazioni di categoria che avevano lanciato un appello sui possibili rischi dovuti alla crisi idrica. Alla riunione parteciperanno il dirigente del dipartimento per la Pianificazione strategica dell’assessorato della Salute, Salvatore Iacolino, e il capo della Protezione civile regionale, Salvatore Cocina, in qualità di coordinatore tecnico della Cabina di regia contro la siccità istituita presso la Presidenza. 

“Per le prestazioni dialitiche salvavita l’acqua è fondamentale, stiamo facendo sforzi immani – evidenzia il presidente dell’Associazione Dialisi Sicilia, Giuseppe Verde – rinnovando l’appello alla Regione e alle Prefetture ad agire in fretta, perchè la vita dei pazienti è in pericolo”.