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Attualità

PRIMA PAGINA – Primo maggio allo Sperone tra disoccupazione e microcriminalità

di Marco Gullà -





di MARCO GULLA’
“Questo è un quartiere ormai senza speranze, il lavoro è inesistente e la delinquenza che cresce a dismisura, a giugno vado via per non tornare più”.
A parlare è Nicola, trentenne del quartiere Sperone di Palermo. “Nico” come lo chiamano i suoi amici, ha deciso di fare le valigie e andare a Londra, dove verrà accolto da uno zio che già nella capitale inglese lavora in un ristorante italiano.
“Mi parlano della Festa dei Lavoratori – dice Nicola B. – ma venissero qui allo Sperone e capirebbero davvero che qui siamo in un paese a parte, altro che lavoro. Sfruttamento, pochi soldi e mai un giorno libero, è lavoro questo?”.
La disoccupazione che si intreccia con la microcriminalità. Ragazzini che spacciano droga nel cuore del quartiere, il lavoro che manca: è un Primo Maggio differente allo Sperone, quartiere che affianca anche Brancaccio.
LA TESTIMONIANZA DEL PARROCO
Incontriamo il parroco del quartiere: don Ugo Di Marzo. Lui – assieme alla chiesa – fa quel che può; aiuta le famiglie più bisognose ma non può fare miracoli. E allora don Ugo punta il dito contro le istituzioni per aver abbandonato alcune periferie: “Qui c’è una precarietà costante – afferma il parroco – la mancanza di lavoro è fondamentale e poi porta a scelte sbagliate. Il Primo Maggio è un giorno di festa, si mangerà e si starà in famiglia, ma qui non possiamo certamente festeggiare il lavoro. Qui il lavoro non c’è, ci sono altri lavori che purtroppo ben conosciamo e contrastiamo. Il governo ha cancellato alcune forme di sussidio e la gente ovviamente non sapendo cosa fare va a delinquere. Non sto difendendo nessuno, le azioni di delinquenza e illegali vanno contrastate, ma occorrono delle alternative per chi non ha un lavoro”.
LA STORIA DI GIOVANNI
Allo Sperone, periferia a sud di Palermo, in tanti hanno avuto anche problemi con la giustizia: come Giovanni, disoccupato e con una misura alternativa da scontare. Giovanni ha famiglia, due bambini e nemmeno un sussidio.
“Chiedo solo un lavoro retribuito e di essere messo in regola – dichiara il giovane – vivo assieme ai miei genitori, con mia moglie e i miei figli, la casa è piccola e siamo stretti, io dormo spesso sul materassino da spiaggia. Non è vita, a volte penso che in carcere stavo meglio ma mi sono ripromesso di non fare più cose cattive. Nessuno però mi prende a lavorare per i miei problemi con la giustizia”.
“Siamo davvero preoccupati per quello che sta succedendo – aggiunge Don Ugo Di Marzo – la gente qui a Palermo e nei quartieri periferici ha difficoltà anche a fare la spesa. Ci chiedono di tutto, manca il lavoro e senza reddito di cittadinanza alcune persone sono in grave difficoltà. Si parla tanto di ascensore sociale, ma qui siamo fermi al piano terra da anni”.
“Per i quartieri periferici come lo Sperone a Palermo ma come tanti altri di diverse città, servono interventi importanti da parte delle istituzioni. Qui anche chi prima stava dignitosamente, adesso ha difficoltà anche a pagare le utenze. Si rischia una bomba sociale”.
Un Primo Maggio che si affaccia con tanti nuvoloni allo Sperone e sicuramente non sono quelli delle grigliate; una festa per pochi, perché il lavoro qui manca per davvero.