I dubbi dei residenti sulla nuova pista ciclabile di Cibali
Nella vita non si può avere tutto. Chissà quante volte ci siamo sentiti ripetere questa frase dai nostri nonni o dai nostri genitori. Affermazione per lo più veritiera (ci sono delle eccezioni che confermano la regola) che può essere utilizzata anche per parlare di lavori pubblici e di opere che servono a rendere più green e sostenibili le nostre città. Ancora una volta, perché lo abbiamo già fatto qualche settimana fa, torniamo a parlare di piste ciclabili nella città di Catania. Mentre non si spengono le polemiche su quella in costruzione nella zona del porto, un po’ come succede come i funghi ne salta fuori un’altra, anche in questo caso foriera di lamentele, dubbi e polemiche. Stiamo parlando della nuova pista ciclabile che, quando ultimata, collegherà la cittadella universitaria di Catania alla fermata della metropolitana “Cibali” di via Bergamo. Si tratta di un progetto che rientra nell’ambito di quelli finanziati per collegare le università al trasporto pubblico, in questo caso alla metro. Un progetto certamente lodabile e apprezzabile che, però, come spesso avviene, è intriso di perplessità e di qualche punto ancora oscuro. Ma andiamo per ordine: da qualche giorno i cittadini del quartiere Cibali hanno visto sorgere su alcune arterie dei muretti, in realtà dei grandi cordoli in cemento, tipici delle piste ciclabili. Quella in questione, al momento, parte da Piazza Gandhi e si snoda per via Varese e via Bergamo, per completarsi sempre in via Bergamo dinanzi all’ingresso della stazione della metropolitana. Un percorso che, per adesso, appare davvero limitato e senza alcun senso logico. In realtà, ci spiegano dall’amministrazione, il progetto, come detto in apertura, prevede di arrivare alla cittadella universitaria di Via Santa Sofia e, addirittura, in futuro entrarci dentro e attraversarla. Ed è qui che, immediato, scatta il primo dubbio. Si perché da Piazza Gandhi per raggiungere la cittadella è necessario inerpicarsi per un breve tratto di Via Santa Sofia, ripido e già adesso molto stretto; poi bisogna superare la circonvallazione, per poi raggiungere il secondo tratto di Via Santa Sofia e l’accesso alla Cittadella. I problemi, in questo tratto, sono almeno due come ci spiega l’architetto Valentina Mauceri, residente in via Varese: “Noi la mattina impieghiamo circa 40 minuti per arrivare da casa nostra alle parti del centro città. In particolare su via Santa Sofia, dopo le 7:30 del mattino, non si riesce più a circolare, se non a passo d’uomo. Pertanto con questa restrizione della carreggiata questo diventerà un nodo ancora più critico. Fermo restando che si tratta di una bellissima iniziativa, ci chiediamo semplicemente come verrà utilizzata questa pista ciclabile in salita verso il polo universitario”. E in effetti il ciclista di turno, superata la salita di via Santa Sofia dovrà necessariamente fermarsi, scendere dalla bici e tentare di attraversare la Circonvallazione (altro capitolo che meriterebbe un racconto a se). Se dalla zona di via Varese, poi, ci si sposta nel tratto che sorge su via Bergamo, si incontrano altri residenti che pongono altre questioni. La via Bergamo è un’arteria senza sbocco su cui sorgono diversi condomini e che sfocia in una piazza dove è possibile parcheggiare. Sono numerose, ci dicono, le persone che lasciano l’auto qui per utilizzare la metro. La nuova pista, ci racconta un residente, “ha cancellato buona parte dei parcheggi utilizzati sia dagli utenti della metro, ma soprattutto dagli abitanti delle palazzine”. La nuova pista, poi, ha necessariamente cambiato la viabilità della zona eliminando il doppio senso di circolazione in via Varese. “Quando mi vengono a trovare – ci spiega una signora residente in via Bergamo – i miei parenti sono costretti a girare un intero quartiere, passando dalla zona dello stadio, per poter arrivare nei pressi di casa mia. Mi chiedo se tutto questo sia logico”. Logico o meno, una cosa è certa: per avere una città migliore bisogna fare dei sacrifici, ma è pur vero che certi progetti, seppur lodevoli, andrebbero studiati e discussi anche con i residenti delle zone interessate, in modo da poter trovare la soluzione migliore.