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L’ombra della criminalità sul ponte, parla Salini: “Non abbiamo timori”

di massimilianoadelfio -





di ANGELO VITALE – L’ombra della criminalità sul ponte, parla Salini: “Non abbiamo timori”

“Si stanno facendo appositi protocolli di legalità per dare trasparenza. Non si può semplicemente dire che nella realizzazione del Ponte sullo Stretto ci possono essere problemi legati alla legalità: può accadere qui e dappertutto. I problemi vanno gestiti insieme dal sistema delle imprese e dai corpi dallo Stato: non abbiamo timori da questo punto di vista”. Così l’amministratore delegato di Webuild, Pietro Salini, a Palermo nel corso di una conferenza stampa sulle iniziative in corso nell’isola cui è intervenuto anche il presidente Renato Schifani, a proposito delle polemiche legate agli espropri e al rischio che alcuni terreni possano essere nelle mani della criminalità organizzata.
Un timore che non è vissuto più di tanto in Sicilia. L’allarme, per quanto pubblicato nel fine settimana circa terreni che saranno espropriati o concessi in occupazione temporanea dall’altra parte dello Stretto, ove queste aree risultano essere di familiari di persone condannate e riconosciute appartenenti alle ‘ndrine della ‘ndrangheta che fa il bello e il cattivo tempo nella regione opposta alla Sicilia. Un timore concreto. Anche se in Sicilia, per esempio, la Commissione Antimafia della Regione non ha ricevuto segnalazioni o allerte e nemmeno è stata investita della questione relativa agli espropri che coinvolgono 4mila cittadini e imprese e che necessiteranno di almeno 100 milioni di euro, andando a coprire non solo questi ma anche le concessioni temporanee, secondo l’adozione del criterio dei dodicesimi, corrispondendo ad ogni proprietario questa quota rispetto al totale calcolato per un esproprio per la stessa area. Un criterio che – è stato osservato – in caso di ritardi rispetto al cronoprogramma più volte annunciato e confermato dei sette anni, è a rischio di trasformarsi in una sorta di vitalizio.
La Commissione Antimafia della Regione Sicilana, dicevamo, fino ad oggi non si sta occupando di questa ulteriore polemica sul Ponte. E il suo presidente, il dem Antonello Cracolici, non ha dichiarazioni da farci.
Si “stanno facendo” protocolli di legalità, tranquillizza Salini. I più innovativi atti sul tema, probabilmente, non potranno però risolvere un’altra questione emersa dalla notizia dei terreni delle “ndrine interessati ai cantieri dell’opera e che pure riveste importanza, se lo Stato e il governo attuale tengono all’impegno di combattere lo spreco del denaro pubblico. Si apprende, infatti, che questi terreni in Calabria (e chissà se ce ne sono di analoghi nel’isola, tra le migliaia di aree interessate alla manovra degli espropri) non hanno attualmente alcun valore e verranno pagati pur trovandosi in uno stato di degrado, incuria ed abbandono oltre che, talvolta, nel disinteresse dei proprietari per il loro ripristino ambientale. A rigor di logica, un obbligo e non un optional. Ripristino che, in caso di occupazione temporanea, rimarrà a carico della Stretto di Messina spa. Perché mai?
Nella scia della tranquillizzazione operata da Salini anche l’ad della Stretto, Pietro Ciucci, che riferisce di “avanzate tecniche di monitoraggio” e di “specifiche misure volte a verificare preventivamente eventuali ingerenze mafiose nei passaggi di proprietà delle aree interessate dagli espropri ed ad assicurare la massima trasparenza delle procedure”. Una rogna in più, sul percorso in affanno del’opera attesa al giro di boi, il prossimo 16 aprile, di una Conferenza dei Servizi e pure del prescritto parere Via-Vas che dovrà rilasciare il competente organismo del Mase.
Ha buon gioco, in questo rilancio di notizie allarmistiche, uno dei più aspri avversari del Ponte nel Parlamento nazionale, il verde Angelo Bonelli. Ha fatto sapere di aver formalmente richiesto l’intervento della Direzione Distrettuale Antimafia e di aver sollecitato la presidente della commissione bicamerale antimafia, Chiara Colosimo, ad approfondire in una indagine il tema delle proprietà dei terreni: “Essendo un progetto vecchio di 15 anni, la criminalità organizzata può avere avuto tutto il tempo di acquistare terreni con l’obiettivo di prender soldi pubblici”.