Il piano di Siciliacque: razionamento idrico per 93 Comuni
di CLAUDIA MARI
L’emergenza siccità per la Sicilia sta diventando sempre più preoccupante. Per questo motivo Siciliacque ha aperto tre nuovi cantieri per la trivellazione di nuovi pozzi: l’obiettivo è quello di ridurre le forniture d’acqua per garantire a tutti i territori l’approvvigionamento e, contemporaneamente, accelerare gli interventi per mitigare la siccità.
Sono tre, appunto, i cantieri per la trivellazione di nuovi pozzi già aperti dalla società idrica: sono quelli a Caltabellotta (Agrigento), al campo Favara di Burgio (Agrigento) e in contrada Zacchia, a Prizzi (Palermo).
In quest’ultimo i lavori sono cominciati da pochi giorni. Insieme all’apertura dei cantieri sono iniziate anche delle nuove ricerche idriche sul monte Carcaci fra Prizzi e Castronovo, nel Palermitano per trovare nuove fonti di approvvigionamento. Nel frattempo, è stato fatto un altro importante passo per la battaglia contro la siccità.
UN NUOVO PIANO
DI EMERGENZA
È stato definito con l’Autorità di bacino un nuovo piano di razionamento, dopo quello che era già scattato a inizio gennaio che aveva coinvolto 160 comuni (su 391 dell’isola) distribuiti nelle province di Agrigento, Caltanissetta, Palermo e Trapani. Secondo il nuovo piano, ora saranno complessivamente 93 i Comuni coinvolti – serviti da Siciliacque – compresi nelle province di Agrigento, Caltanissetta, Enna, Palermo e Trapani, per un bacino di circa 850mila residenti. Le riduzioni della portata d’acqua sono comprese fra il 10% e il 45% a seconda degli acquedotti che alimentano i serbatoi comunali. Le punte maggiori sono previste in 15 centri del Nisseno e dell’Agrigentino che dipendono dal sistema Fanaco.
La decisione sul razionamento è stata presa in accordo tra le autorità regionali, e che arriva in emergenza a causa della situazione di severità idrica in atto in Sicilia.
Il piano varato con Siciliacque vuole tendere a conciliare il soddisfacimento del fabbisogno delle famiglie e dei cittadini, con la necessità di salvaguardare gli invasi. Siciliacque, come concordato con l’Osservatorio sugli utilizzi idrici del distretto idrografico della Sicilia, ha da tempo avviato una serie di lavori per fronteggiare la crisi idrica ed entro il mese di marzo è prevista la conclusione della trivellazione a Caltabellotta di un nuovo pozzo, uguale a quello franato in zona Callisi. Invece, entro il mese di aprile si prevede di rendere operativo l’altro pozzo sulla falda Favara di Burgio ed entro maggio è in programma il ripristino della funzionalità dei pozzi Zacchia a Prizzi.
IL SISTEMA
AL LIMITE
Non è di certo la prima volta che la Sicilia – insieme alle altre regioni del Sud – si ritrova a fare i conti con la siccità. Per questo motivo sull’Isola negli anni è stato sviluppato un sistema che prevede lo sfruttamento di laghi e bacini artificiali utili all’accumulo di acqua per i periodi di scarse precipitazioni.
In questi mesi, tuttavia, l’emergenza siccità è arrivata a livelli critici e anche lo storico e roddato sistema, creato proprio per affrontare situazioni al limite, è entrato in allarme. L’acqua custodita negli invasi (le riserve di acqua) ha raggiunto a un livello molto basso, uno dei più gravi degli ultimi anni. Già a gennaio la crisi idrica si era fatta sentire e sia nel Palermitano che nel Trapanese Siciliacque aveva ridotto la portata delle forniture del 10 e in alcuni casi del 15 per cento in decine di Comuni.
Insieme al fattore clima, ad aggravare la situazione siccità nell’Isola c’è anche un problema che è purtroppo comune a molte altre regioni italiane: quello legato alle perdite del sistema idrico e alle reti di distribuzione obsolete che portano a un enorme spreco di risorse idriche. Il tutto, senza contare che in Sicilia i consorzi di gestione delle acque – che hanno (avrebbero) il compito di mantenere la rete idrica e di investire per migliorarla rendendola più capace e funzionanete – sono commissariati da oltre trent’anni. Un problema per i cittadini, ma soprattutto gli agricoltori e gli allevatori